La pensionata doveva morire: lo provano ventuno coltellate

La pensionata doveva morire: lo provano ventuno coltellate

«Non lo conosco, vi giuro che non l’ho mai visto. E sono sicura che non mi volesse neanche rapinare, non ha cercato di prendermi la borsetta che portavo in spalla. Non riesco proprio a capire chi possa avermi voluto aggredire a quel modo, non ho mai fatto del male a nessuno io. Lo so, lo so che sono salva per miracolo. I medici me l’hanno detto che quel pazzo mi ha accoltellato 21 volte...».
Voce flebile ma sicura, sguardo spento, pallidissima ma lucida, ieri Jolanda Colombo è riuscita a parlare, seppur per pochi minuti, con gli investigatori della squadra mobile che l’hanno interrogata nel suo letto d’ospedale, all’Humanitas di Rozzano. È lì che la minuta 67enne bionda è stata operata d’urgenza lunedì mattina dopo essere stata aggredita selvaggiamente, poco prima delle 8.30, da uno sconosciuto nel palazzo dove abita, in via Agostino De Pretis 49, alla Barona, estremo confine sud ovest della città. «La Jole del settimo piano» (da queste parti la conoscono tutti così dal 1972, cioè da quando la signora è venuta a viverci) urlava disperata mentre il suo aggressore, che l’aveva attesa all’uscita dall’ascensore, al pianterreno, nell’androne dello stabile, infieriva su di lei. Prima spruzzandole in faccia dello spray urticante al peperoncino, poi assalendola direttamente e accoltellandola ai fianchi, al collo, sulle braccia e sulla schiena. Lei lo implorava di fermarsi, chiamava aiuto con il filo di voce che ormai le era rimasto; lui, dopo la raffica di coltellate, è stato spaventato da un vicino accorso in aiuto della Colombo. Il condomino, vedendo la Jole a terra ferita, ha cominciato a urlare e lo sconosciuto è scappato, abbandonando la poveretta a terra, quasi in fin di vita.
«Sì, qualcuno parla di un giovane della zona: la realtà è che, per quel che ci risulta al momento, non sappiamo se l’aggressore sia giovane o maturo. Chi l’ha notato scappare, i testimoni, non ce l’hanno saputo dire. Hanno visto un uomo, che era quello che aveva assalito la signora, ma era già troppo lontano per poterlo riconoscere, per capire a quale fascia d’età possa appartenere» spiega Alessandro Giuliano, dirigente della squadra mobile.
È chiaro: anche alla polizia quelle 21 coltellate sembrano una reazione decisamente spropositata per qualcuno che, ormai è evidente, non voleva commettere nemmeno una rapina. Gli investigatori stanno scandagliando la vita e le conoscenze di questa pensionata, vedova, con due figli residenti in Spagna e che, per arrotondare la pensione, svolge le faccende domestiche per qualche vicino o tiene dei bimbi. Passeggiando per queste strade ai limiti della città, chi conosce la Jole, anche chi la saluta appena, la descrive come una donna «riservata e gentile». Possibile che qualcuno ce l’abbia con lei al punto da ridurla a quel modo? E siamo proprio sicuri che lei, il suo aggressore, non l’avesse mai visto prima? «Noi ci atteniamo a quanto ci ha detto la signora» conclude Giuliano.
Tutta questa violenza contro una sconosciuta, però, non torna per niente. A nessuno. E i casi, come sempre, sono due: o c’è in giro un folle, un pazzo pericolosissimo che deve essere fermato al più presto, senza esitazioni, perché potrebbe colpire ancora e con altrettanta ferocia; oppure la signora Jole ha sottovalutato qualche contrasto avuto di recente. È tra le pieghe della vita apparentemente tranquillissima e senza scossoni di questa pensionata, nella rete delle sue conoscenze, che la polizia sta cercando il suo aggressore.


«Avrà sicuramente avuto qualcosa da dire con qualche extracomunitario: quelli si offendono con facilità e poi hanno reazioni violentissime» prova ad abbozzare un commerciante della zona. E se, invece, l’aggressore fosse un italiano?

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