Più esploratrici che Ciceroni per scoprire la città nascosta

L'associazione «Wonder way» guida i turisti a scoprire i tesori sconosciuti Tra palazzi liberty e murales. Perché non ci sono solo musei e monumenti

Più esploratrici che Ciceroni per scoprire la città nascosta

Gli antichi Greci lo chiamavano «tò thaumàzein»: lo stupore, la meraviglia. Da lì nasceva, secondo Aristotele, la consapevolezza della propria ignoranza e l'istinto a superarla, a conoscere. Era quella l'origine di tutto. Applicare la meraviglia a una città - Milano - oggi, è l'idea di Wonder way, un gruppo composto da milanesi - di nascita o di adozione - under 30, che fanno da Ciceroni a chiunque voglia partecipare ai loro piccoli tour. Spesso in bicicletta, talvolta a piedi. «Noi le chiamiamo esplorazioni», dice la 29enne Giulia Capodieci, dalla cui intuizione è nata Wonder way. Come accade spesso, da un'esperienza di vita personale: Giulia, una laurea in Beni culturali e un lavoro a Meet the media guru (la piattaforma che organizza incontri con personaggi chiave del mondo dell'innovazione digitale, ndr), ha vissuto per un anno a Toronto: «Non conoscevo assolutamente nessuno, così avevo coperto una parete di post-it, su ciascuno dei quali avevo segnato un luogo da visitare, un'esperienza da fare lì. Via via che esploravo, staccavo il post-it». Tornata a Milano, prosegue Giulia, «mi sono innamorata di nuovo della mia città. Mi sono detta: perché non fare la stessa cosa anche qui?». Giulia ne parla con l'amica Sara, architetto, e a maggio dello scorso anno organizzano le prime uscite. Nulla di istituzionale, niente comunicati stampa. Un'iniziativa dal basso, fondata sul passaparola. Che però è sufficiente a radunare una ventina di persone per la passeggiata alla scoperta dello stile liberty in Porta Venezia. «Non ci credevo, ero convinta che saremmo stati i soliti quattro gatti», ricorda Giulia. Che in quell'occasione accompagna dei perfetti sconosciuti, «specificando loro che non sono una vera guida turistica, non ho il patentino». Il punto è proprio questo: l'esperienza è collettiva, si cammina e si scopre la città insieme. È una prima differenza di Wonder way rispetto ad altre organizzazioni consolidate in città. L'altra sta nel fatto che qui non si gira per monumenti e musei - «anche se per alcuni luoghi d'arte è inevitabile passare» - ma si va alla scoperta di quei dettagli che nella vita di tutti i giorni sfuggono allo sguardo frettoloso. Dal fregio di un palazzo all'ultimo murales all'angolo della strada, dal vicoletto stretto dove nessuno passa mai a quella casetta abbandonata e un po' misteriosa. Il successo di pubblico ha fatto crescere l'idea di Giulia: oggi al gruppo, oltre a lei e Sara, si sono aggiunti Marta Mercadante, Cristina Maccarrone, Denise Santoro, Maurizio Verdone, Salvatore Sisca, Laura D'Incà, Maria Giulia Colace, Davide Rinaldi. E ha portato qualche cambiamento: Wonder way si è data una veste formale, costituendosi in associazione, per garantire sicurezza a chi partecipa. Per i tour in bici, poi, occorre studiare al meglio a mappa, «sia per trovare itinerari insoliti sia per evitare sensi vietati o percorsi poco adatti».

Per questo ora chi vuole partecipare deve prenotarsi con una mail, e la prima volta pagare 5 euro per la tessera. «Ma solo la prima volta», specifica Giulia, «la nostra rimane un'iniziativa senza scopo di lucro: volevamo smontare lo stereotipo secondo cui a Milano è sempre tutto a pagamento».

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