Piste ciclabili: i conti non tornano. Al di là delle voci critiche su come sono state realizzate, in particolare in corso Buenos Aires, ci sarebbero anche molte incongruenze tra i dati relativi a quanti ciclisti le usano e la reale utenza. A sottolineare i numeri sospetti e poi quelli rilevati sulle piste di Buenos Aires e viale Monza è Andrea Mascaretti, capogruppo di Fdi in Comune. Il gap sarebbe di 10mila bici contro poco più di 2mila.
L'assessore alla Mobilità Marco Granelli ha in diverse occasioni dichiarato quanti ciclisti passano sulle piste riservate. Il 10 ottobre, non molto dopo la realizzazione, ad esempio ha parlato sui social di 10mila biciclette al giorno in Buenos Aires. Successivamente ha dichiarato 5.600 utenti a due ruote in media, con «punte» di 7mila nei mesi più caldi. «Numeri non verificati, che sembrano proprio casuali», attacca Mascaretti. Il quale ha fatto due rilevazioni a campione con video sul campo in due giornate dell'autunno 2020, nei giorni delle frasi di Granelli, con dieci ore di osservazione. Il 12 ottobre: 2.478 biciclette. Il 14 ottobre: 2160.
«È grave - continua Mascaretti - fornire numeri che vorrebbero certificare un fenomeno e che invece non sono verificati. Non li può dare con tale leggerezza una Amministrazione che sta imponendo queste piste tanto contestate, che come abbiamo già detto più volte hanno più di un punto debole. Creano problemi ai disabili, ai tassisti, alle ambulanze, ai residenti e ai commercianti. Per non parlare di chi è costretto a usare l'auto per lavoro. Fatte come sono state fatte, semplicemente disegnate a terra in quel modo, sono pericolose per gli stessi ciclisti e sono invase da migliaia di monopattini che circolano senza regole». Le ciclabili tracciate sull'asfalto costano naturalmente molto meno di quelle con la barriera protettiva. Circa 11 euro al metro contro circa 148 euro. «Le prime sono solo propaganda, per poter dire di aver realizzato chilometri e chilometri di piste. Quasi subito poi si sono cancellate e si è dovuto spendere altro denaro per rifarle».
Il consigliere Fdi è intervenuto anche sulla sicurezza e sulla condizione dei vigili. «Preoccupandomi della sicurezza degli agenti di polizia locale - ha spiegato - , ho chiesto informazioni sulla detenzioni delle armi di servizio. Quando un agente smonta dal servizio, fa rientro nella sede a cui è assegnato e può cambiarsi e indossare abiti civili per rientrare presso la propria abitazione dove magari convive con altre persone maggiorenni o minorenni. Mi sarei aspettato che in ogni comando fosse presente un armadietto di sicurezza dove depositare le armi di servizio per recuperarle all'inizio del turno successivo, diurno o notturno che sia. Invece con mio grande stupore e, a questo punto con preoccupazione, ho ricevuto in risposta al mio accesso agli atti, da parte del vicesindaco, la seguente comunicazione: La polizia locale è dotata di una sola armeria collocata presso il comando centrale per la custodia delle armi e per il deposito temporaneo per ferie o assenze prolungate.
Non esistono armadietti di deposito armi nei vari distaccamenti per il deposito al termine del servizio». Per Mascaretti, «la mancanza di armadietti di sicurezza per le armi in ogni comando o sede della polizia locale è un fatto davvero grave».
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