Pivetti: faccio la morte, eterno tabù

La morte ama lo spezzatino della mamma, con abbondanti patate. «Non c'è nulla di più buono, dove lo trovate lo spezzatino in un ristorante? Quando torno qui, dove sono nata, è un piatto di famiglia che mi riscalda il cuore. Come mi riscalda camminare per le strade di una città non ovvia: Milano». Strana questa morte golosa, curiosa e sentimentale. Ma se in scena si chiama «Lady Mortaccia», e ha le fattezze mobili e il corpo dinoccolato di Veronica Pivetti, nessuna stranezza. Milanese nel profondo dell'anima, come fu Mariangela Melato, Pivetti sarà da mercoledì 11 (fino al 29 novembre) all'Out Off con uno spettacolo in musica, «un'operina moltissimo cantata, che diverte e commuove», spiega l'attrice. «Sono la morte, che dal regno delle ombre discute con l'umanità, ovvero con il pubblico in sala. Fino a scoprire che sulla terra molti sono più cattivi di me». Lo spettacolo, scritto e diretto da Giovanna Gra, arriva a Milano per la prima volta, con massima gioia di Veronica Pivetti. «È sempre emozionante recitare nella città italiana più importante per il teatro. Soprattutto mi piace andare in scena all'Out Off, un palcoscenico di ricerca, spazio prezioso in una metropoli esigente». Aggiunge l'attrice: «Naturalmente Lady Mortaccia serve anche a sfidare l'ultimo tabù, appunto la morte. Oggi è rimossa, non se ne parla se non facendo gli scongiuri. Personalmente alla morte non ci penso mai, ma non ne ho paura. Come dicevano i classici: se c'è lei non ci siamo noi, se ci siamo noi non c'è lei. Però non si fa filosofia, nello spettacolo. Si ride, in un'atmosfera gotica e grottesca, adatta a tutti». Nel comunicato stampa di presentazione vengono scomodati Tim Burton, i manga giapponesi, il film «Rocky Horror Picture Show», persino il poetico cimitero di Spoon River. «Le mie guardie del corpo - sì, Mortaccia ha un corpo - sono Sentenza, ovvero la falce, interpretata da Elisa Benedetta Marinoni, e Funesto, il maggiordomo, al secolo Oreste Valente. Con loro, e sulle musiche di Maurizio Abeni, imbastisco i miei ragionamenti verso i mortali, con un obiettivo: far capire che la vita è meravigliosa. E se lo dice la morte, c'è da crederci». Pivetti, donna di consolidato successo, a 50 anni non si ferma un minuto. Le piacerebbe fare più teatro, ma c'è la televisione, con la serie «Provaci ancora prof», e come si fa ad andare in tournèe? Poi il cinema: il 19 novembre esce «Né Giulietta, né Romeo», film sui turbamenti di un adolescente che scopre la propria omosessualità.

La «prof» televisiva Pivetti, prima di vestire i macabri panni di Mortaccia, dice la sua sulla scuola: «Fare l'insegnante deve essere una vocazione, come quella religiosa, non un'oncia di meno.

Come si fa, sennò, a incantare una tribù di sedicenni ed essere al passo con loro? Con una generazione veloce, anche grazie alla Rete? Io a scuola? Non andavo benissimo, anche se un mio nonno scriveva dizionari adottati dai professori».

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