Pochi medici e influenza. Così i pronto soccorso sono già presi d'assalto

Autunno caldo in ospedale. Policlinico sotto stress anche per i ricoveri. E a Niguarda accessi record già da ottobre

Pochi medici e influenza. Così i pronto soccorso sono già presi d'assalto

Pronto soccorso presi d'assalto. Per influenza o sospetto Covid, ansie e problemi cardiocircolatori, il pronto soccorso del Policlinico, il più centrale in città, è sotto stress. Ma non solo, anche il reparto di Emergenza urgenza del Grande ospedale metropolitano di Niguarda sta registrando accessi sopra la media, già dal mese di ottobre in cui si sono registrate 8.500 presenze totali, dato record per tutti i Pronto soccorso dell'area metropolitana. Anche a novembre, Niguarda registra accessi sopra la media giornaliera, 280 contro i 250 abituali, che arrivano anche a 300 nel week end.

Sopra i 7mila gli accessi al San Gerardo di Monza e quasi 6mila al presidio di Vimercate. Inutile dire che la maggior parte di questi sono codici verdi.

Il motivo? «Il pronto soccorso rappresenta ancora l'approdo certo per chi cerca risposte veloci ai propri bisogni. La difficoltà a contattare il proprio medico di base o la guardia medica, l'urgenza e la fretta con cui soprattutto gli anziani hanno bisogno di avere una risposta - spiega Stefano Carugo, direttore dell'Unità complessa di Cardiologia del Policlinico - fa sì che i cittadini, soprattutto se anziani e soli, si rivolgano direttamente al pronto soccorso». A Milano si contano, secondo i dati del Piano Welfare del Comune di ottobre - 131mila sono anziani soli (gli over 80 sono complessivamente 115mila).

Tra i principali codici: patologie cardiocircolatorie e sindromi respiratorie, paure e ansie, ovvero attacchi di panico, tachicardia, problemi psichici di vario tipo». A questo si aggiunge il fatto che i casi positivi al Covid sono aumentati di 33.613 nella settimana appena trascorsa, che se non costituiscono motivo di ricovero, sicuramente lo sono per l'accesso in ospedale. I ricoveri sono in calo in tutta la Lombardia. «Chi ha febbre a 38 e magari il raffreddore o un po' di tosse, se ha il dubbio di avere il Covid viene in ospedale, avendo fretta. Il medico di base ormai, al di là del fatto che sono rimasti in pochi e che a Milano hanno quasi sempre 2000 assistiti, visita solo su appuntamento, non visita a domicilio e spesso non è associato quindi non ha un collega che lo sostituisce in studio quando non c'è» spiega Carugo.

A complicare ulteriormente la situazione i nuovi casi di influenza, che ha cominciato a diffondersi nella nostra regione nella settimana tra il 31 ottobre e il 6 novembre, in anticipo rispetto agli altri anni e con una maggiore capillarità dal momento che è venuto meno il ricorso alle mascherine, con un tasso di incidenza di 8,02. Sui 1.971 casi per 1.000 assistiti, 232 sono pazienti over 65 con un tasso di incidenza di 4,32. «Nella 44esima settimana del 2022 la curva epidemica delle sindromi similinfluenzali mostra valori sopra la soglia epidemica e superiori a quelli registrati nelle ultime stagioni - si legge nel bolletino InfluNet -. Si sottolinea che a far crescere il numero delle sindromi simil-influenzali, in queste prime settimane di sorveglianza, hanno concorso, anche altri virus respiratori tra cui i rhinovirus, e, in parte, il virus respiratorio sinciziale e gli adenovirus».

Il risultato è il sovraffollamento del pronto soccorso e dei reparti dove tutti questi anziani, fragili vengono ricoverati. Il problema collegato è quello della difficoltà di svuotare questi reparti.

Nel caso in cui questi anziani sono soli bisogna cercare un posto letto in un reparto per sub acuti o post acuti, sempre più rari, nel caso abbiano una famiglia, è indispensabile il consenso e la collaborazione a prendersi cura del parente a casa.

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