Maurizio Naro, presidente di Apam (Albergatori Confcommercio Milano). Quanti hotel hanno riaperto in città?
«Una ventina su circa 400».
Nessun segnale di ripresa?
«Nonostante sia già stata fissata una data, il 3 giugno, come riapertura dei movimenti tra regioni e se tutto va bene delle frontiere, senza quarantena per chi entra in Italia dall'estero, nessuno sta ricevendo telefonate. E neanche richieste di informazione tra maggio e luglio. Non si muove una foglia. Qualche timida prenotazione per settembre o ottobre».
Avete stimato le perdite?
«A maggio il tasso di occupazione delle 33mila camere a Milano era intorno all'80% con prezzo medio di 130 euro e oggi siamo al 5%. A giugno e luglio era del 75% con prezzo medio di 125 e 120 euro. Il conto è presto fatto, tra maggio e luglio si rischia una perdita di circa 3 milioni di euro al giorno solo per le stanze, senza contare quindi ristoranti aperti al pubblico, affitto di sale per eventi...».
Quindi sono chiusi anche i grandi alberghi stellati come il Principe di Savoia o al Mandarin Oriental?
«Paradossalmente stanno lavorando strutture con 20 stanze perché basta poco personale e garantire le misure di sicurezza è più semplice. Aprire una grande hotel con pochi clienti è anti economico. Fino a una settimana fa la tendenza generale era di saltare l'estate, forse qualcuno sta ipotizzando metà giugno o luglio, se dopo il 3 giugno arriveranno segnali positivi».
E il turismo business?
«Poteva muoversi anche prima ma è totalmente fermo, in parte perché le aziende proseguono lo smart working e poi perché temono eventuali responsabilità civili e penali qualora un dipendente contragga il virus. Finché il punto non è chiarito, autorizzano viaggi di lavoro salvo estrema necessità».
Come giudica le linee guida del governo?
«Qualche richiesta è fuori contesto e va modificata. Una coppia può arrivare insieme in taxi, dividere la stanza e poi possono usare l'ascensore una alla volta e noi dobbiamo metter una distanza più ampia a tavola. Chiediamo indicazioni precise. E la colazione a buffet è ammessa dall'Oms e dal Comitato tecnico scientifico con le prescrizioni, ma vietata dal decreto. Ci può essere il rischio di ressa all'happy hour di un bar, in hotel si prevedono percorsi ordinati e gestiti dal personale con clienti al buffet con mascherina e guanti. E poi basta il segnale all'interno dell'ascensore che indica il posto per una sola persona o vanno piazzati cartelli a ogni piano? Poter risparmiare qualche centinaio di euro aiuta».
Come gestite la sanificazione delle stanze?
«Sugli arredi già si usavano molti prodotti con percentuali di alcol, candeggina e ammoniaca indicate come minime dall'Oms, per i tessuti stiamo testando vari prodotti: devono sanificare senza rovinare l'arredo, chi si inventerà quello più idoneo avrà fatto bingo. E vogliamo attivare corsi per il personale, dando un patentino finale».
Il personale è in cassa integrazione?
«Qualcuno aveva tenuto degli operatori in hotel durante la chiusura per avere un presidio, ma ora si è affidato a security privata perché costa meno. O ha alzato una parete di mattoni davanti all'ingresso».
Cosa servirà per rilanciare il turismo a Milano?
«Intanto il governo deve mettere d'accordo l'Ue per la circolazione tra Paesi alle stesse regole. Poi grandi azioni di marketing».
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