Il primo appalto Expo nel mirino dei pm

Il primo appalto Expo nel mirino dei pm

È stata la prima gara d’appalto per Expo 2015. L’unica - e l’ultima - assegnata con il criterio del massimo ribasso, sonoramente bocciato dal sindaco Giuliano Pisapia. È bastata perché la Procura annusasse puzza di bruciato. Così, i lavori per la ripulitura dell’area destinata a ospitare l’espozione finiscono nel mirino nel magistrati e della Guardia di finanza, che ieri si è presentata negli uffici di Metropolitana Milanese (a cui Expo spa si è appoggiata per le pratiche relative al bando) con un decreto di esibizione di documenti. Il reato ipotizzato è di turbativa d’asta, per un appalto la cui base partiva da oltre 90 milioni di euro (esclusi i 6,8 di oneri per la sicurezza), e assegnato il 20 ottobre 2011 per 65 milioni. Dunque, con uno «sconto» di 25 milioni.
Il fascicolo è stato aperto dai pm Paolo Filippini e Antonio D’Alessio, e sarebbe nato dalle dichiarazioni dell’imprenditore Pierluca Locatelli, già indagato per la tangente da 100mila euro che avrebbe versato all’ex vipresidente del consiglio regionale Franco Nicoli Cristiani per accelerare l’autorizzazione di una discarica nel Cremonese. Anche il gruppo Locatelli aveva partecipato al bando per Expo, classificandosi terzo. Seconda, la Dec dei fratelli Degennaro (coinvolti nell’inchiesta sullo scandalo degli appalti a Bari), con un ribasso del 42,35%. A vincere era stata la Cooperativa muratori e cementisti di Ravenna (Cmc) nell’autunno dello scorso anno. Un colosso del settore, la Cmc, con un fatturato da 800 milioni di euro e commesse in tutto il mondo. Tanto per restare in Italia, la Cooperativa ha in portafoglio lavori per la Tav in Val Susa, per la base militare amercicana Dal Molin a Vicenza e per l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Ovviamente, L’Esposizione non poteva fare eccezione. Il bando finito sotto la lente dei pm era stato pubblicato il 4 agosto 2011. Un documento di 14 pagine per l’affidamento degli «interventi inerenti alla rimozione delle interferenze presenti nel sito espositivo»: dalla «realizzazione di nuove viabilità comprensive di piste ciclopedonali» alla «sistemazione superficiale incluse aree di parcheggio e piazzali», dai lavori per «nuovi condotti fognari» a quelli per gli «impianti di distribuzione dell’acqua potabile», dalla costruzione di «un percorso pedonale» a quella di un «ponte stradale», per finire con una «vasca di laminazione interrata», gli «impianti elettrici, meccanici, di sollevamento e telecomunicazione» e le «opere di sistemazione paesaggistica e a verde».
L’appalto è stato assegnato con un ribasso del 42,83%. Tradotto, la Cooperativa ravennate se l’è aggiudicato presentando un’offerta di 58,5 milioni di euro (a cui vanno aggiunti i 6,8 per gli oneri sulla sicurezza) rispetto al valore iniziale superiore ai 90 milioni. Un’operazione che non ha convinto i magistrati. Il sospetto è che sia stato messo in piedi un «cartello» di imprese per indirizzare la gara in favore di Cmc, inquinando così la competizione. A MM sono stati chiesti i documenti relativi alla gara, per confrontare le offerte pervenute in via del vecchio Politecnico e verificare eventuali irregolarità.

«Metropolitana milanese spa - fanno sapere dalla società - ha solo fornito supporto tecnico alla stazione appaltante, che è Expo spa». Ma anche un’altra pista viene seguita. La Procura, infatti, vuole capire se esistano profili di corruzione. Se, cioè, qualche funzionario abbia venduto informazioni riservate sulla gara in cambio di una tangente.

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