Scrittori si nasce; e il «duende», ossia quel fluido inafferrabile che è alla base della creazione, non conosce età. Nell'arte della penna, poi, non di rado il meglio viene fuori nella piena maturità, quando il bagaglio interiore trova tempi e modi di liberarsi come un fiume in piena. Per Dario Crapanzano, ex pubblicitario milanese in pensione, la nuova vita è iniziata a 65 anni e non per passatempo o per smentire le teorie sulla sindrome da «discesa da cavallo»; e neppure per seguire il trend che vede in Italia più scrittori che lettori. Lui il giallo nel sangue ce lo aveva da sempre, anche se sublimato da lettore dei racconti di Scerbanenco, Camilleri o Simenon. Ma, fino al giorno fatidico della pensione, la penna l'aveva usata solo per redigere relazioni d'ufficio. I suoi personaggi immaginari ambientati nella Milano anni Cinquanta aspettavano soltanto di entrare in scena: primo fra tutti, il commissario Arrigoni, antieroico investigatore pronto a dipanare con la sola forza della logica le matasse più intricate. Storie che fino a oggi hanno animato cinque romanzi che hanno conquistato il cuore dei lettori e l'apprezzamento delle più importanti case editrici italiane. Titoli accattivanti e familiari, come «Il giallo di via Tadino», «Il delitto di via Brera», «Il commissario Arrigoni e il caso di piazzale Loreto», «Arrigoni e l'omicidio di via Vitruvio», «La bella del Chiaravalle».
Gli inizi, ovviamente, non furono facili, ma guai ad arrendersi, soprattutto se non si cede alla noia e si crede al proprio talento. «Il primo romanzo lo inviai a una dozzina di piccoli editori - racconta - ma per un anno me mezzo non accadde nulla». Quell'opera era «Il giallo di via Tadino», un intrigo ambientato nella vecchia Milano con epicentro il commissariato di Porta Venezia. Una storia, come quelle successive, costellata di personaggi, luoghi e aneddoti che rievocano una città sulle macerie del Dopoguerra che l'autore ha vissuto nei racconti della nonna e della madre.
Poi, a battere un colpo non fu la Milano capitale dell'editoria, ma una piccola storica casa editrice di Genova, i Fratelli Frilli, che accettò la pubblicazione. «Nel frattempo - racconta - avevo già scritto La Bella del Chiaravalle , un noir ambientato in un antico bordello. Il romanzo entra nelle classifiche e arriva ai vertici del libri più venduti nelle librerie Feltrinelli di Milano e provincia». Siamo nel 2011 e per Crapanzano si aprono le porte di un mondo che per tutta la vita aveva bazzicato soltanto nelle librerie, ma da lettore. Dalla sua penna nascono nuovi gialli, uno ambientato a Brera nel mondo della prostituzione, un altro che narra lo strano omicidio di una tabaccaia di via Porpora. A indagare sempre lui, Arrigoni, un omone sedentario cresciuto in una modesta famiglia milanese, che riesce a svelare inquietanti misteri in cui non si spara un colpo e non si vede scorrere una goccia di sangue. Quei racconti dall'inconfondibile copertina arancione vengono un bel giorno contesi dai big dell'editoria ma alla fine la spuntò Mondadori, «la casa più milanese di tutte». Le storie di Crapanzano - che il mese scorso era ospite al festival Bookcity - sono diventate un caso letterario anche per i luoghi, veri o inventati, che descrive. Come la misteriosa casa di corso Buenos Aires 1, il cui cortile ospita 12 ritratti dei Promessi Sposi. «Molti lettori sono andati a cercarla perchè esiste davvero».
Il giallista Crapanzano, che a 75 anni è nel pieno della sua seconda vita, è già alle prese con un nuovo romanzo, «complice mia moglie, infaticabile lettrice, che è la mia prima editor». Altro che sindrome da marito in pensione...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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