"Quanta commozione c'è per il ritorno dei parenti"

Il supervisore del Trivulzio fiducioso nel primo giorno della riapertura. Pochi incontri e in piena sicurezza

"Quanta commozione c'è per il ritorno dei parenti"

«Il primo giorno di riapertura ai parenti da quando è scoppiata l'emergenza Coronavirus è andato bene. Ho visto lacrime e sorrisi sia tra i degenti sia tra i familiari». Ieri al Trivulzio sono riprese le visite agli anziani dopo quasi quattro mesi di isolamento a causa del rischio contagio. A coordinare c'era, come sempre da quando è stato nominato supervisore scientifico dell'istituto, Fabrizio Pregliasco.

Professore, la riapertura è stata positiva?

«Direi di sì. Oggi (ieri, ndr) sono entrati due parenti al mattino e due al pomeriggio. Ero presente alle prime visite. Stiamo oliando il sistema, che però sembra funzionare. Gli incontri avvengono all'aperto, sono bene organizzati, c'è un gazebo con un tavolo. Tra anziano e parente c'è una distanza di due metri, entrambi indossano tutti i dispositivi anti contagio».

Gli ingressi per ora sono con il contagocce.

«Siamo in una fase sperimentale che durerà dieci giorni. Entrano i parenti dei pazienti Covid negativi o guariti, per ora quelli degli ospiti più anziani o per i quali gli psicologi valutano che la visita sia particolarmente di aiuto».

I numeri aumenteranno?

«Se le condizioni resteranno favorevoli, sì. In questa prima fase arriveremo a otto-dieci ingressi al giorno. Speriamo che a regime ogni parente possa tornare ogni due settimane e restare con il proprio caro per un'ora. Saranno presenti il medico e l'infermiere di riferimento, con cui verrà anche aggiornato il Pai, Piano di assistenza individuale».

Come siete arrivati a questa riapertura?

«Se ne è discusso al tavolo tecnico con la direzione e il Comitato parenti, quello storico, che partecipa alle riunioni. Regione e governo hanno lasciato alle strutture la responsabilità di decidere e di dettare le regole. Noi abbiamo stabilito questo protocollo, raccogliendo le istanze del Comitato. C'erano altre soluzioni possibili, come gli incontri dietro a un vetro, però abbiamo deciso per una modalità in presenza. Il nostro metodo è impegnativo, ma totalmente sicuro. Pensiamo a un piano di riapertura più ampia, per gradi. Fino a far ripartire le attività di riabilitazione e ambulatorio».

Come hanno reagito gli anziani?

«Tutti felici, naturalmente. È venuta la nuora di una signora di 95 anni. È come il primo giorno di scuola, ha detto la parente alla paziente. All'inizio gli ospiti facevano fatica a riconoscere i familiari, poi quando questi ultimi si sono abbassati per un attimo e da lontano la mascherina, si sono tutti commossi».

È probabile che la Regione tolga l'obbligo di mascherina dal primo luglio. Cosa ne pensa?

«Credo che in Lombardia, come nel resto d'Italia, sarà opportuno portare con noi la mascherina anche dopo che non sarà più obbligatorio. Non insisterei a farla indossare all'aperto a chi magari va a correre da solo, ma è consigliabile per tutti continuare a metterla nei luoghi chiusi o affollati. In generale il distanziamento e i contatti ridotti al minimo saranno utili anche quando gli obblighi saranno cessati».

Che autunno ci aspetta?

«Dipenderà dal tracciamento dei casi sospetti e dei loro contatti stretti e dal comportamento prudente di ognuno di noi. Io sono appunto un ottimista prudente».

Considera plausibile la ridotta contagiosità dei nuovi casi di Covid-19?

«Ci sono evidenze di una minore contagiosità in alcune persone che hanno contratto il virus.

Accade anche perché ora abbiamo maggiore conoscenza della casistica, di tutto lo spettro delle manifestazioni di una patologia, che sono variegate. In tal senso sono in corso diversi studi, ma la ridotta contagiosità è stata senza dubbio riscontrata».

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