Quei gioielli alla milanese che portano allegria e fortuna

Viaggio nell'atelier di Carolina Ravarini in via Sant'Andrea dove le clienti scelgono collane e orecchini bevendo un tè

Il piccolo elefante bianco sulla perla rosata. È questo il simbolo delle «gioie» di Carolina Ravarini, la giovane ideatrice milanese di orecchini, collane, bracciali, gemelli in pietre semipreziose montate su argento e su un metallo che potrebbe diventare prezioso come l'oro: il rame. Una cifra letteraria contraddistingue le «catene» calde di questa ragazza che infila gemme e forme spiritose di animali, come il ranocchio, con la tecnica del «rosario»: il celebre elefante del Piccolo Principe, quello che appare nelle prime pagine della fiaba più nota del mondo e che sembra un cappello, invece è il pachiderma con proboscide coperto da una stoffa.

«Due qualità amo nei gioelli: i colori invitanti, come se le pietre si potessero mangiare, e l'allegria. Un bracciale o una collana devono dare felicità, voglia di vivere, devono strappare un sorriso» racconta nell'atelier in via Sant'Andrea 5, che è la sua casa e il suo negozio, un binomio voluto affinché le clienti possano scegliere l'oggetto bevendo una tazza di tè e accarezzando l'inseparabile micia Plumette bianca e grigia.

Tutti i pezzi esposti hanno un nome e sono i nomi dei genitori, parenti e amici. Laureata in Giurisprudenza, Carolina inizia a «giocare» con i fili d'argento, d'ottone e rame a dodici anni; di quel tempo conserva un solo anello che porta al dito. «Stare sempre a contatto con quello che si è state nell'infanzia aiuta a non perdersi» ma soprattutto invoglia a decidere e a scegliere la strada dove si è davvero se stessi.

Figlia di un designer, discendente da una famiglia che faceva bastoni da passeggio, uno dei quali andò a Charlie Chaplin, Carolina respira il piacere di creare fin dall'infanzia e inizia a ideare ornamenti. «Con il primo ricavato ho comperato questa scultura. Una rosa di Do, la concubina dello scultore Igor Mitoraj». Su un principio non transige: i materiali con cui lavora devono essere a chilometro zero.

«Compero il rame dal ferramenta a San Babila perché tutto quello che faccio è espressione dell'artigianalità italiana, la migliore al mondo. Non deve morire questa nostra unica capacità di dare vita alle cose con le mani» precisa. Carolina Ravarini ha fatto tre uscite pubbliche: la prima il 12 novembre 2013 in via della Spiga, la seconda ad aprile di quest'anno in via Sant'Andrea, la terza sempre in via Sant'Andrea il 4 novembre.

«Amo la tecnica a “rosario”, perché è leggera e dà maggior risalto a pietre e perle. Metto l'elefante sulle rotondità di quarzi rosa, azzurri, rossi perché mi piace pensare che sia un grande portafortuna sopra il mondo. Sono stata fortunata nella vita e vorrei che lo fossero tante altre persone che seguono la mia stessa strada senza avere alle spalle la sicurezza di una famiglia, come ho io. Mi piace fare gioielli, lo faccio e li chiamo così perché ogni pezzo richiede almeno tre ore della mia giornata e della notte. Lavoro sempre. I miei amici scherzando mi chiamano la “cinese” nel cuore di Milano».

Carolina Ravarini

da un anno crea i gemelli per la Gallo. È sincera, come sincere sono nel suo atelier le «gioie» da lei definite «casual chic».

I gioielli di Carolina Ravarini sono in vendita sul sito de Il Giornale: store.ilgiornale.it.

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