Quello sciopero sbagliato per il 25 aprile

(...) politicamente così connotate. E come evitare il cattivo pensiero che con lo sciopero si voglia fare un piacere a quelle aziende che quei giorni voglio tenere giù le serrande? I sindacati nostrani proprio non riescono a rassegnarsi all'idea, ormai ovvia, che la strada principale per combattere la crisi dei consumi è quella delle massime liberalizzazioni, a cominciare da quelle degli orari. Se qui da noi è impossibile trovare un supermercato aperto di sera, nelle altre metropoli del mondo non è raro vedere anche piccoli fruttivendoli o drogherie aperti di notte. Il sindacato non ha ancora capito che, anche a prescindere dalla crisi economica che viviamo, se le aziende chiedono di lavorare di più non è tempo di rispondere sempre no, ma semmai di trattare. Perché questa è la funzione primaria e quasi esclusiva di un sindacato moderno. E poi forse non guasterebbe anche il recupero di un quantitativo minimo di fantasia. Trovando il modo; ad esempio, di celebrare certe ricorrenze sul posto di lavoro, magari coinvolgendo la clientela con piccoli omaggi evocativi.


Si continua a ripetere che questa gravissima crisi segna una transizione, una trasformazione dei modelli produttivi e delle relazioni sociali. Dalle nostre parti certi sindacati sembrano non essersene accorti, per loro il tempo si è fermato e continuano ancora a ragionare come se si trovassero in quel famoso quadro di Pellizza da Volpedo.

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