Paolo Limonta gli scrive? E Luigi Savina risponde. Punto per punto il neo questore di Milano ieri mattina ha ribattuto alla richiesta dei giovani dei collettivi, di cui si era fatto portavoce il responsabile dell'ufficio relazioni con la città di Palazzo Marino, braccio destro di Pisapia durante la campagna elettorale e anche in seguito. Lunedì Limonta, con una lettera, aveva chiesto al questore di tenere in considerazione l'iniziativa di «giovani volenterosi, con la concessione legittima di spazi utili». Concludendo con l'invito a «sensibilizzare i ragazzi del collettivo» perché lasciassero libere le strutture occupate evitando alla questura «interventi coattivi». Uno sgombero che a Limonta appare ancora più ingiusto perché sostenuto anche dall'ex assessore regionale Domenico Zambetti, finito in galera nei giorni scorsi con l'accusa di aver comprato voti dall'ndrangheta.
Un modo come un altro - seppur gentile e formale - per evitare che la questura liberasse le quattro villette Aler occupate abusivamente dal 20 aprile dal collettivo «Lambretta» e dal «Casc» (il Coordinamento autonomo studenteschi e collettivi) in una delle zone più belle di Città Studi, tra piazza Edoardo Ferravilla 11 e 13 e via Apollodoro 4 e 6. Proprio a due passi dalla sede del legittimo proprietario di questi stabili, l'Aler (Azienda lombarda edilizia residenziale) che si trova in viale Romagna 26.
Savina, pur comprendendo «lo spirito propositivo» (sono parole del questore, ndr) della richiesta di Paolo Limonta, ha sottolineato innanzitutto che le occupazioni - come evidenziato, del resto, il giorno prima dallo stesso responsabile comunale dell'ufficio relazioni con la città - «sono illegali in quanto reato e pratica politicamente sbagliata». Il questore ha quindi aggiunto che gli stabili sono di proprietà dell'Aler e che la direzione dell'istituto ha presentato una querela formale per riaverne il possesso. «Le iniziative di ripristino della legalità prescindono dalle dichiarazioni politiche degli amministratori (sindaci, assessori cumunali, provinciali e regionali) - fa osservare a Limonta il questore di Milano - in quanto l'operato della questura dipende solo dal rispetto e dall'osservanza della legge. (...)L'operato dei giovani nasce da un atto illegale».
«La invito, pertanto - conclude Savina nella sua lettera a Limonta - a sensibilizzare i ragazzi del Collettivo Lambretta affinché lascino libere le strutture occupate evitando alla questura interventi coattivi, mi creda, non desiderati da nessun poliziotto».
Dopo il botta e risposta tra l'Ufficio relazioni con la città del Comune e la questura, l'ultima parola l'hanno voluta avere loro, i Casc. Che, approfittando dell'orario di apertura al pubblico della sede dell'Aler (14.30-15.30), ieri alle 15, in un'azione dimostrativa, sono entrati in una quarantina negli uffici, dove lavorano circa un migliaio di persone. Al grido di «Occupy Aler, cultura e socialità vs spaccio e degrado», i ragazzi sono saliti fino al quinto piano di viale Romagna 26, dove si trova l'ufficio presidenza e direzione.
«Avevamo disattivato gli ascensori, ma non è servito a nulla - spiegavano ieri all'Aler -. I ragazzi hanno cercato di sfondare le porte antipanico a pugni e sputandoci sopra.
I Casc, intanto, dopo il blitz si sono riuniti in assemblea. Per ribadire che loro, dalle villette occupate, non si muovono.
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