C'è voluto più tempo, ma alla fine anche l'unica corrente vera e dichiarata del Pd, quella guidata da Andrea Orlando, ha organizzato il suo convegno a Milano. L'occasione è un sabato mattina all'Acquario Civico, mentre fuori il sole d'aprile regala anomali 28 gradi. Primo ad arrivare e ultimo ad andare via Gianni Cuperlo, animatore della minoranza insieme al ministro della Giustizia. La corrente si può chiamare indifferentemente Dems, ovvero Democrazia, Europa, Società, se la si guarda dal punto di vista di Orlando, oppure SinistraDem se la si ascrive direttamente a Cuperlo. Due anime gemelle. La mattinata dal titolo «Insieme per pensare, per reagire» comincia intorno alle 10 e si protrae fino alle 14, quando il pubblico, prevalentemente di ultrasessantenni, prosegue il confronto a gruppetti camminando verso parco Sempione. La sala però fino a poco prima è stata affollata di almeno un centinaio di persone, plaudenti soprattutto nei momenti in cui sono più dure le raccomandazioni a Matteo Renzi: «Se vuoi fare come Macron, allora vai via dal Pd», tuona un militante. Più che agli interventi dei singoli, che vanno poco oltre le solite critiche alla maggioranza, è interessante buttare l'occhio sui partecipanti.
In prima fila l'assessore alle politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, che le aree del Pd (e oltre) le incontra tutte, ma è geloso della sua autonomia. I consiglieri comunali Elena Buscemi, Diana De Marchi, Angelo Turco e Natascia Tosoni. Un passaggio lo fa anche Alessandro Alfieri, mentre resta a lungo il martiniano Matteo Mauri. In visita anche il parlamentare europeo vicino ad Orlando, Brando Benifei. Al tavolo dei relatori invece Enrico Brambilla, ex capogruppo in Regione, che «volutamente» parla di «sinistra e non di centro sinistra per marcare l'inizio di una nuova fase» e apre i lavori; poi Antonio Misiani. Quindi la «signora» delle pari opportunità Barbara Pollastrini. Da parte sua un ragionamento che parte dall'analisi della sconfitta in cui «non ha pagato la ricerca ansiosa del voto pigliatutto e il mito delle primarie e del leader». E finisce con l'idea che la «domanda di cesura col passato» abbia contribuito a fare «a pezzi il centro e il moderatismo». «Leggo che Renzi ha in mano i gruppi - attacca - come se i parlamentari fossero un numero da esibire e non una forza umana». Poi la frecciata al capogruppo al Senato, Andrea Marcucci: «Io non brindo come lui all'incontro Salvini-Di Maio». Sul futuro del partito anche il suo anelito è a ricostruire «un campo largo». Largo quanto? Forse lo traccia il sindaco Giuseppe Sala che, invitato all'evento, sembra trovarsi a suo agio: «Molti elettori Cinque stelle sono nostri, parcheggiati da loro». A riportare i militanti sul terreno della concretezza arriva Maurizio Martina che, internamente «abolirebbe la categoria di correnti», ed esternamente chiude al dialogo con M5s per un governo. Per «ricostruire - dice - meglio attingere alla società civile.
Trovare i buttadentro, che convincano alla difficile opera di fare politica senza le scorciatoie degli altri». Mestiere difficile: la tecnica funziona con i turisti mordi e fuggi delle affollate strade del centro; l'appassionato di politica, oggi, è più tipo da scalata in solitaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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