La Rai si dimentica di Paolo Limiti Nessun dirigente al suo funerale

A ricordarlo gli amici Venier, Frizzi, Mayer, Beruschi e Mora

Elena Gaiardoni

Non ha mai ostentato un volto da divo, era il signore della nostalgia, Paolo Limiti, esattamente come le rose bianche scelte per coronare la sua bara, entrata ieri per l'ultima funzione nella chiesa gremita di Santa Maria Goretti in via Melchiorre Gioia. Da lui non si sono visti i dirigenti Rai, ingrati e più attirati dalla presentazione dei palinsesti. A ricordarlo solo un capostruttura amico. Tanti, invece, i volti commossi, coloro che l'hanno potuto conoscere cuore a cuore, come in genere si conoscono le canzoni, e tante Limiti ne ha scritte per tante voci, prima che la sua voce dicesse le ultime parole l'altro giorno, 27 giugno. Limiti ha composto per Dionne Warwick, per i Ricchi e Poveri, Iva Zanicchi, Ornella Vanoni e poi naturalmente Mina, Mia Martini, Claudia Mori, i Nomadi. Nell'omelia il parroco ha ricordato «La voce del silenzio», scritta da Paolo insieme a Mogol per Mina. «È interessante sentire come il poeta riesca a percepire il silenzio e nello stesso tempo percepire una voce in quel silenzio. Ed è questo un mistero straordinario».

In prima fila, davanti al feretro, salutato all'entrata da tre applausi, Mara Venier, vicino a lei Manuela Villa, figlia di Claudio, l'assessore alla cultura Filippo Del Corno. E poi tanti amici. Lele Mora, Sandro Mayer, Fabrizio Frizzi che lo ricorda: «Era molto affettuoso con le persone con cui lavorava. È stato generoso con me in un momento difficile. Mi ha dato sostegno, visibilità nel programma e mi ha fatto fare cose che nessuno mi avrebbe fatto fare. Quindi lo ricordo con affetto e gratitudine».

Dopo i primi momenti della funzione, il parroco per volontà della famiglia - l'ex moglie Justine Mattera non era presente alla funzione - ha invitato le telecamere a lasciare la chiesa, dove la folla ha salutato un uomo dallo spirito melodico e dal tratto intimo, ma sempre con l'animo rivolto al «pubblico», nel senso migliore del termine, come ha notato l'assessore alla Cultura Filippo Del Corno. «La collezione di libri che riguardano soprattutto il cinema è stata donata da Limiti alla Fondazione Cineteca che, dopo averla catalogata, la renderà pubblica. Un'elargizione che permetterà a molti studenti di avere a disposizione testi veramente molto importanti. Credo che questa sia un'ulteriore testimonianza della grande attenzione verso gli altri che Limiti ha sempre avuto».

Un aspetto di signore d'altri tempi. È quello che emerge anche dalle parole dell'assessore alla Cultura della Regione, Cristina Capellini, su Facebook, che ha ripescato un Limiti sorridente con il pupazzo Floradora e la canzone scritta per i Nomadi, «Voglio ridere, quando piangerai».

Un'immagine infantile, casalinga, come quella data ancora dal parroco che ha detto di aver conosciuto il conduttore durante due piccoli incontri natalizi, la festa in cui tutti scelgono di mostrare la parte bambina di sé, quel bambino che non muore neppure dentro una bara.

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