Favoleggiava Esopo già sei secoli ante Cristo della rana che si vantava di essere la più grande dello stagno. Fino a quando arrivò un bue a bere e i ranocchi cominciarono a dire: «Com'è grande quel bue!». La rana vanitosa non poteva sopportare che ci fosse qualcuno più grande e cominciò a gonfiarsi aspirando aria a più non posso. «Vi farò vedere che posso diventare grande come quel bue, anche di più». E a ogni respiro domandava: «Sono grande come il bue?». «No» rispondevano i ranocchi in coro. E la rana vanitosa continuava a gonfiarsi. Così tanto che alla fine scoppiò.
Fine della storia e anche di quel nuovo centro liberale e liberista promesso da quell'imbonitore di Carlo Calenda che con il patto delle trenta poltrone così simile ai trenta denari stretto con il Pd di Enrico Letta, s'è venduto l'anima al seggio. Chiudendo quella sua carriera di politico moderato a cui in tanti anche nel centrodestra avevano creduto seguendo le sue melodie da pifferaio magico, tanto per passare da Esopo ai fratelli Grimm.
Ma con la rana e il centro di Calenda, è scoppiato anche quel possibile centro alternativo al centrodestra classico (Fi-Lega-FdI) su cui Letizia Moratti contava per la sua candidatura in Regione. Un'opa ostile ad Attilio Fontana e alla coalizione, ma finora respinta dagli interessati. Benedetta, invece, da un sondaggio precipitato ieri nelle redazioni senza un committente, grazie a case demoscopiche incastrate come scatole cinesi.
Svariate le combinazioni che danno la Moratti vincente, senza però sondare quella con Fontana candidato da un centrodestra unito e lady Letizia appoggiata solo dalla sua lista civica. Dopo il flop di Calenda diventata ancor più probabile. E con un esito che non ha bisogno di sondaggi.
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