La rissa finita a coltellate era partita, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori coordinati dal pm Luigi Luzi, da una discussione su uno scambio di coppia. O, meglio, su un rapporto di gruppo. Preteso con insistenza dai due nuovi avventori e rifiutato dai due clienti, che erano in compagnia di altrettante signore. A un certo punto in mano di Antonio Ferrante, 37 anni, era spuntato un coltello. E il bilancio finale era stato di tre feriti: i due clienti accompagnati e un dipendente che si era messo in mezzo per sedare gli animi. Ieri Ferrante è stato condannato con il rito abbreviato a sei anni di carcere. Il giudice ha però riqualificato il reato da tentato omicidio plurimo a lesioni.
Tutto è successo una notte di aprile dello scorso anno all'interno del Bizarre, club privé di via Ripamonti (dopo l'episodio la Questura ne ha sospeso la licenza per 30 giorni). Il 37enne era stato poi arrestato dalla Squadra mobile per l'accoltellamento a settembre. Le indagini hanno accertato che Ferrante è andato nel locale con un amico. Ha provato ad approcciare le due coppie, che però non hanno gradito né accettato l'invito. Da qui l'alterco tra i quattro uomini. I nuovi avventori si sarebbero allontanati, ma una volta rientrati nel club per recuperare le giacche e i borselli, la lite si sarebbe riaccesa. E questa volta l'imputato ha ferito gli avversari e il lavoratore con il coltello.
Diversa la ricostruzione fatta dalla difesa dell'uomo. Ferrante, «entrato per la prima volta in un locale del genere», come ha spiegato in aula, sarebbe stato lui per primo aggredito dai due clienti. Colpito anche con un oggetto pesante, forse un posacenere, riportando una ferita al cranio giudicata dai medici guaribile in 15 giorni.
Dopo la prima colluttazione i due amici che avevano avuto la peggio si sarebbero diretti verso il parcheggio. Ma poi si sono accorti di aver dimenticato gli indumenti nel guardaroba del club e sono tornati indietro.
Per paura di essere picchiato di nuovo dalle stesse persone, sempre secondo la difesa, il 37enne si sarebbe armato di coltello. Avrebbe quindi sferrato i fendenti solamente per difendersi. «Sono soddisfatto per la riqualificazione giuridica perché è certo che il Ferrante non ha colpito con l'intenzione di uccidere chicchessia, ma nella circostanza si è unicamente difeso da una vile aggressione di tre energumeni - sottolinea il difensore, l'avvocato Gabriele Maria Vitello -.
L'utilizzo del coltello, tra l'altro, è una conseguenza della paura del Ferrante di poter essere di nuovo aggredito, cosa che poi è avvenuta». Una volta lette le motivazioni della sentenza, la difesa di Ferrante presenterà molto probabilmente appello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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