Rodin, sbarca a Milano il bacio più famoso della storia dell'arte

Rodin, sbarca a Milano il bacio più famoso della storia dell'arte

Il Museo Rodin, ospitato in quella che fu la casa dello scultore, è situato in uno dei più suggesti angoli di Parigi. Circondato da un giardino alberato e pieno di rose, lillà e bouganville, è stato anche il set del film di Woody Allen in cui a fare la parte della guida turistica era Carla Bruni. Fra le sue statue, i bellissimi nudi femminili e gli erculei giganti maschili, si dipanava una storia di amore intessuta di sottile umorismo. Alcune di quelle statue e molte delle altre presenti all'interno dell'atélier fanno ora parte della mostra allestita a Milano a Palazzo Reale nella Sala delle Cariatidi dal titolo «Rodin. Il marmo, la vita» a cura di Aline Magnien e Flavio Arensi e che aprirà i battenti mercoledì sera e rimarrà aperta fino al 26 gennaio. La grande mostra dedicata a Auguste Rodin (Parigi 1840-Meudon 1917), ha come tema l'illusione della carne e della sensualità. Respinto all'esame di ammissione alla Ecole des Beaux Arts, Rodin dopo avere lavorato come decoratore, all'età di trenta anni partì per l'Italia per studiare l'opera di Michelangelo: «E' stato lui a liberarmi dell'accademismo», scriverà in seguito. Nel 1878 il nudo virile «L'età del bronzo» fu accusato di essere stato derivato da un calco dal vero, tanto il criterio della modellatura era rivoluzionario per la sua perfezione. Più tardi, con il «Giovanni Battista», lo scultore ottenne la sua consacrazione presso il pubblico francese: stile realistico e resa del movimento, furono gli elementi della sua grandezza.
Nella prima sezione della mostra milanese, nella quale sono state raccolte alcune opere giovanili, tra le quali il prestigioso «Homme au nez cassé», del 1874-1875, rifiutata al Salon di Parigi nel 1864, un grande ritratto, omaggio a Michelangelo. Al vertice di questa prima grande sezione troviamo del 1885-88, la scandalosa scultura che rappresenta due amanti e che fece scalpore nella Francia di fine Ottocento, un'opera che ancora oggi conquista e incuriosisce turisti di tutto il mondo.Nella seconda sezione vengono riproposte le opere della maturità dell'autore, figure che emergono dai candidi blocchi di pietra, accanto a ritratti di grande intensità pittorica, molto lontani dalla fredda precisione d'inizio carriera, come il busto dedicato alla compagna della sua vita Rose Beurett, si alternano richiami all'eros eseguiti con una disinibita ricerca formale, nonché estetica di rodin, manifestando così la sua necessità di percorrere nuove forme d'arte. In questo angolo della bella Sala delle Cariatidi, un altro richiamo all'amore, le belle «Mains d'amant» sensuali, perfette che lasciano già intuire il lavoro di recupero della tradizione che il Maestro condusse in parallelo alle sue sperimentazioni moderne. Per quanto concerne la terza sezione, ci troviamo davanti alla poetica dll'incompiuto che Rodin svolge in piena maturità e con grande disinvoltura ed è qui che tra tanti ritratti troviamo quello a Victor Hugo e a Puvis de Cavannes, il «grande decoratore dei muri», uno degli artisti più gettonati dell'epoca. Per l'occasione sono state ristudiate dal Maseo Rodin di Parigi analisi stilistiche e critiche sul metodo della lavorazione del marmo del genio francese. Si è arrivati a scoprire persino i collaboratori che hanno lavorato ai singoli blocchi di marmo.

Rodin sceglieva direttamente la qualità del marmo e il suo taglio. Aline Magnen, scrive nel catalogo che accompagna la mostra edito da Electa che «La mano dello scultore è fondamentale per i suoi collaboratori e interlocutori...».

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