Ha compiuto un mese sabato ed è bellissima Michela Lucrezia. Che ormai, per gli investigatori del commissariato Quarto Oggiaro che l'hanno salvata da chissà quale amaro destino, è, a tutti gli effetti, Andrea. E la sentono un po' come la «loro» bambina. Ogni giorno, infatti la vanno a trovare nell'ospedale dov'è nascosta per essere curata e protetta. La piccolina, infatti, nonostante la sua tenerissima età, ha già alle spalle una storia complicata e triste. Molto più di quanto gli stessi poliziotti non potessero immaginare venerdì scorso, quando l'hanno trovata in una baracca del campo nomadi di via Negrotto, tra le braccia di Sonia, una rom 52enne.
«Era evidente che non era sua figlia - spiega l'ispettore Pietro Marfia -. La rom, una nostra vecchia conoscenza, si è spaventata, ha capito subito che eravamo lì per la neonata: erano già le 19.30 e, con una decina di colleghi, siamo arrivati nel campo nomadi. La donna continuava a insistere che la bimba era di sua sorella. Io, tanto per evitare spiacevoli colpi di scena, ho chiesto a un altro ispettore di prendere in braccio la bimba, E di non lasciarla più».
Si pensa subito a un rapimento. Ed è vero: Andrea era stata sequestrata! Ma non dalla matura zingara, bensì dalla sua stessa mamma, Razia, una 21enne bosniaca che fino a qualche giorno fa abitava nel campo nomadi di via Monte Bisbino. Una ragazza bella e bionda, ma con problemi così seri da non rappresentare esattamente la madre ideale.
La ragazza aveva rapito sua figlia dall'ospedale Buzzi sei giorni prima. Tossicodipendente (ha fatto uso di metadone anche durante la gravidanza), clandestina e con una «passione» per la vita nomade, Razia non ha mai accettato di vivere con il padre di sua figlia, Carlo, un foggiano di 34 anni che, innamoratosi di lei nel marzo 2010, avrebbe tanto desiderato farsi una famiglia con quella seppur stravagante ragazza. Traumatizzata da una brutta esperienza vissuta agli inizia del 2010 - quando, dopo aver partorito a Colonia una bambina, le autorità tedesche, non ritenendola una madre idonea (è una ragazza madre eroinomane, ha l'epatite, è pregiudicata e senza lavoro, ndr) gliela avevano sottratta - Razia ha paura anche per il futuro di Andrea. E quando la neonata, nata prematura di alcune settimane, viene trattenuta nel reparto di terapia intensiva neonatale dell'ospedale Buzzi, non se ne fa una ragione. Dimessa il 6 novembre, Razia va a trovare sua figlia ogni giorno. E in ospedale incontra spesso anche il compagno. I due litigano, lui forse minaccia di farsi affidare la neonata. Così, la mattina del 24 novembre, Razia va al Buzzi e, approfittando di un momento di distrazione del personale del nido, la sua Andrea se la porta via. Due infermieri e un medico la rincorrono fino a piazza Gerusalemme. Poi la perdono di vista e denunciano il rapimento ai carabinieri.
«Quando la giovane bosniaca affida sua figlia alla zingara del campo di via Negrotto le dice che è per qualche ora. Ma non si fa più viva» conclude Marfia.
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