Sala fa il "macho" con Letizia

Stizzito dopo le critiche: "Rispetti i ruoli e parli con l'assessore"

Sala fa il "macho" con Letizia

A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Chissà se il cambio di registro di Beppe Sala nei confronti della vicepresidente e assessore al Welfare della Regione Letizia Moratti non c'entri col fatto che da qualche tempo il nome dell'ex sindaco è entrato prepotentemente nel toto-candidati per il Pirellone, nel caso Attilio Fontana non corresse per il bis. Replica del film andato in onda in piena emergenza Covid, col Pd scatenato contro l'ex assessore al Welfare Giulio Gallera dopo che, rispondendo a domanda, disse che sì, gli sarebbe piaciuto diventare sindaco di Milano. Peraltro dal suo arrivo a Palazzo Lombardia la Moratti ha messo a tacere le polemiche contro la sanità lombarda: la macchina dei vaccini ha girato alla velocità della luce, mentre in questo periodo l'immagine di Milano è appannata dall'escalation di violenze e, ora, anche dai 49 milioni che il Comune ha congelato al Welfare (200 milioni in totale con gli altri settori, c'è una delibera approvata dalla giunta) in attesa di una risposta dal governo sui fondi per coprire il buco di Bilancio.

Dopo il botta e risposta Moratti-Sala di lunedì scorso, ieri il secondo atto. «Avevo chiamato Sala, non l'ho risentito ma avrà sicuramente degli impegni - ha risposto ieri Moratti -. Nell'assoluto rispetto della leale collaborazione istituzionale, ho segnalato un problema che ritengo grave». Moratti gli ha scritto una lettera per chiedergli di rivedere il congelamento dei fondi, «il mio - ha ripetuto - è stato un invito al sindaco a riconsiderare più rapidamente possibile una delibera dannosa. I servizi sociali non sono di mia competenza, ma del Comune. Io mi occupo insieme ai sindaci dei servizi sociali».

La replica di Sala, che fu il dg della Moratti quand'era sindaco di Milano, è piccata: «Visto che l'assessore Moratti insiste nelle sue esternazioni sul Welfare milanese sono costretto a prendermi due minuti per rispondere. Non intendiamo in alcun modo tagliare la spesa del Welfare. Proprio per questo chiediamo un sostegno al Governo. Oltre che consigliare il Comune cerchi di occuparsi dei problemi cui è direttamente delegata: a Milano, per esempio, mancano ancora molti medici di base, li attendiamo tutti ansiosamente». Terzo: «Abbia rispetto dei ruoli. A Milano c'è un Assessore al Welfare (peraltro molto bravo), la smetta di far finta di ignorare la cosa e si confronti con lui. Da Assessore a Assessore».

La leghista Deborah Giovanati gli scrive su Facebook: «L'esempio di machismo puro. Quando non si sa cosa dire si punta a sminuire l'avversario ribadendo chi deve dominare.

Ma poi proprio lei mi sbeffeggia così una donna, peraltro chiamandola assessore?». Un richiamo alla battaglia di alcune sue esponenti della sua giunta per avere la scritta «assessora» sulla targhetta dell'ufficio o sui comunicati stampa.

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