Salvini affronta il senatur: "Bossi ti devo tutto ma ora basta polemiche"

Duello alla festa della Lega. E lancia la battaglia contro l'Ue: "Vogliono omologarci, ma siamo pronti al carcere per ribellarci"

Braccio di ferro tra Salvini e Bossi
Braccio di ferro tra Salvini e Bossi

É finita con un bicchiere di vino e una sfida a braccio di ferro a tavola. Ma ieri sera alla festa della Lega di Cermenate, in provincia di Como, è andato in scena un inedito duello tra Umberto Bossi e il segretario lombardo del Carroccio Matteo Salvini che ha risposto colpo su colpo ai nuovi attacchi del senatur. Sono «inaccettabili» ha detto le frasi pronunciate da Roberto maroni secondo il quale «chi non è d'accordo con me si può accomodare fuori». Il Carroccio ha ribadito Bossi «l'ho fatta io e non ho nessuna intenzione di distruggerla, si troverà una soluzione, ma dobbiamo ascoltare bene la base o il partito va in malora». Ma Salvini ha replicato «a nome di migliaia di militanti» che «il nemico è fuori dobbiamo smetterla di "martellarci le palle" e fare polemiche tra noi». «Io devo tutto a Umberto, tu hai cominciato tutto - ha detto e anche scritto su Facebook il vicesegretario federale di Maroni - ma adesso basta polemiche. il nemico non si chiama nè Bossi nè Maroni. Il terzo Reich è a Bruxelles più che a Roma, vuole annientarci, vuole renderci schiavi, numeri. Una Lega compatta, concreta e cattiva è l'unica speranza di far saltare il Quarto reich, la Moneta Unica e l'Europa Unita». Un grido di battaglia lanciato questa mattina anche all'assemblea dei Giovani padani al teatro Nuovo di Milano: «Siamo disposti a qualche giorno di galera per le nostre battaglie? A me piacerebbe. Ci vogliono uguali, omologati: perché se sei uguale, sei più controllabile.

A cosa servono le Prefetture? Smontiamole! A cosa serve l'ufficio della Commissione europea a Milano? Andiamo a Smontarlo, andiamo a prenderci una sedia, una scrivania, è roba nostra, portiamocela via!». «Se dovremo disubbidire - ha concluso - per abolire i ticket o abolire i bolli auto, saranno i nostri governatori a dover disubbidire».

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