M a che sapore ha una campagna uggiosa? Autunno, fiumi gonfi, alberi in balia del vento, fumo di camini a promettere calore e accoglienza. Seguendo queste sensazioni, il Viaggiatore Goloso percorre le strade della parte meridionale della provincia di Milano addentrandosi in quella di Pavia alla ricerca di luoghi, persone e cibi golosi. Per cominciare bene partiamo dall'Antica Osteria Magenes, dove antico e moderno si sintetizzano alla perfezione, con le due anime ben delineate dai fratelli Dario e Diego Guidi. Dalla prima: costoletta alla milanese e salumi lombardi con gnocco fritto. Dalla seconda: spaghetti turanici al cartoccio con gallinella, limone e liquirizia di mare e polpo al sakè con mandorle, vichyssoise e nasturzio. Il caffè lo prendiamo al Mumac, lo spettacolare museo delle macchine per l'espresso, allestito in un'area della storica sede del Gruppo Cimbali a Binasco. Un secolo di storia italiana, tra tecnologia, costume e società.
A Lacchiarella c'è il particolare Palio dell'Oca. E l'oca è presente, come ragù, all'Osteria Montegrappa. Accompagna gli gnocchi fatti in casa. Buono anche il mezzo galletto cotto con birra, senape e cipolle bretoni. Entriamo in provincia di Pavia e in un casale del 1870 scopriamo la Cascina Vittoria. I fratelli Ricciardella, Alessandro, Giovanni, Marco e Simone sono divisi nelle mansioni ma uniti nel proporre una grande cucina che ha amore per le eccellenze del territorio ma non solo: millefoglie di melanzane e le tre consistenze del Parmigiano, «Plin alla milanese...Omaggio a Milano», «Bollito misto»... «ma due volte» con cappello del prete, cotechino, lingua e testina di vitello, salsa verde, mostarda di cotogne e bietolone. Completano l'offerta le carni alla griglia e un'ottima pizza.
Sulla strada di Bereguardo, incrociamo la parrocchia dei Santi Cornelio e Cipriano di Trivolzio conosciuta come il Santuario di San Riccardo Pampuri, meta costante di pellegrinaggio. Erminio Filippo «Fra Riccardo» Pampuri, decimo di undici figli, è nato a Trivolzio il 2 agosto 1897 ed è morto a Brescia, per le complicanze di una polmonite, il primo maggio del 1930. Laureato in Medicina, divenne «il dottorino santo» ancora prima che Giovanni Paolo II lo proclamasse tale il primo novembre 1989. Si prodigò per i più deboli e gli emarginati e giovanissimo, nel 1917, ottenne anche una medaglia di bronzo al valor militare per aver recuperato, a rischio della vita, durante la ritirata di Caporetto, un carro con importanti strumenti sanitari.
Non distante, proprio davanti al Castello Visconteo, di Bereguardo scacciamo l'umidità alla Viscontea. Gran trattoria di provincia: mondeghili di lenticchie con crema di carote allo zenzero, cestino di patate con broccoletti, cotechino e taleggio; gnocchetti di pane e salame; manzo all'olio con polenta di Storo; tortino di noci e gelato alla vaniglia.
Il Castello, prima visconteo, poi sforzesco, sorge su un terrazzo naturale che si affaccia sul Ticino. Si pensa, appunto, che il nome Bereguardo derivi dal panorama che si poteva godere da quassù. «Bel regard» alla francese. Costruito nella prima metà del 1300 da Luchino Visconti, faceva parte delle fortificazioni che proteggevano il lato occidentale della signoria milanese. Ora di proprietà del Comune, che qui ha i suoi uffici, ospita eventi e mostre.
Non lasciamo la cittadina pavese prima di una puntata anche all'alimentari Zappa: carni di Fassona piemontese dell'azienda Mauro Ferrari, poi salami, cotechini, sanguinacci e salamini da cuocere.
Oltrepassato il Ticino, Villa Necchi alla Portalupa si staglia nella sua bellezza isolata. Residenza signorile immersa in una tenuta di dieci ettari ha camere, appartamenti e lo spazio per ospitare eventi di ogni tipo. C'è anche un ristorante di tutto riguardo con piatti in equilibrio tra tradizione padana e altre suggestioni: «Omaggio a Gianni Brera», insalata di porcini, ghiaccio di fegato grasso e arancio candito; spaghettoni vongole, funghi chiodini e fumo di rovere.
Ci spingiamo a Ovest, fino a Parona, per le «offelle», o per uno degli altri 32 tipi di biscotti del Forno più di Bigi. Questa specialità, nata a fine Ottocento preparata dalle massaie locali per la festa della Madonna del Rosario, rappresenta il modo più goloso per chiudere un viaggio goloso.
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