La settimana a teatro

Dopo i «Promessi sposi» e la «Conversazione con la morte», all'Out Off «Edipus» con Trifirò

Antonio Bozzo

Per fortuna Giovanni Testori resta nume tutelare delle scene milanesi. Oltre che nei Promessi Sposi alla prova, con regia di Shammah, al Parenti fino al 7 aprile, continuano le repliche (con attenta accoglienza) di Conversazione con la morte, al Litta fino al 31 marzo. Proprio su queste pagine, Andrea Bisicchia ha scritto che si tratta, a dispetto del titolo, di un inno alla vita. Con regia di Mino Manni e interpretazione di Gaetano Callegaro, va in scena, a quasi trent'anni dal debutto al Parenti, uno dei lavori più strazianti dell'anima inquieta che dal Ponte della Ghisolfa (e dintorni) seppe parlare al mondo. Ma la sacca Testori non è esaurita: all'Out Off, dal 26 marzo al 19 aprile, vedremo Edipus, in prima nazionale con Roberto Trifirò. Ultimo capitolo della trilogia degli «scarrozzanti», Edipus fu scritto nel 1977. Un testo indignato, sulla crisi del teatro e della società tutta. Un monologo da non perdere nella grande interpretazione di un attore e regista che i milanesi conoscono bene.

All'Elfo Puccini, dal 26 al 31 marzo, c'è la personale della Compagnia Carullo-Minasi, tre spettacoli che segnano il percorso di un'originale coppia di artisti. De revolutionibus, dalle Operette morali di Leopardi; Due passi sono, prima prova del sodalizio, che racconta una storia d'amore; Delirio bizzarro, in cui si affronta il confine incerto tra normalità e follia. Cristiana Minasi e Giuseppe Carullo sono attori, autori e registi. Teatranti-artigiani, nel senso più alto del termine. Chi non li conosce, non li eviti.

Sempre all'Elfo Puccini, repliche fino al 31 marzo di L'acrobata, della scrittrice fiorentina Laura Forti. Lo spettacolo è di Elio De Capitani, con Cristina Crippa e Alessandro Bruni Ocaña. Racconta la vera vita avventurosa, e tragica, di un cugino dell'autrice, José, chiamato comandante Ernesto (in onore di Che Guevara) dai compagni di lotta, ucciso in Cile nel 1986 per aver attentato al dittatore Pinochet. Al Franco Parenti, la nuova settimana ospita Accabadora, dal romanzo di Michela Murgia (Einaudi), drammaturgia di Carlotta Corradi, con Anna Della Rosa e regia di Veronica Cruciani. Non è una riduzione del celebre libro. Lo spettacolo parte da quando il romanzo finisce. Maria, figlia di Tzia Bonaria Urrai, «accabadora» di Soreni, dialoga con la madre: un monologo in due voci. «Accabadora» è parola sarda, deriva dal verbo spagnolo «acabar», finire. Come Maria, pietosa e terribile, finisce chi sta morendo, aiutandolo nel trapasso. Una sorta di feroce eutanasia, dagli sfumati contorni storici: non si sa, in sostanza, se simili figure siano veramente esistite in Sardegna, fino in anni recenti. Chiudiamo la nostra miscellanea teatrale sempre al Parenti, dove dal 28 marzo al 7 aprile andrà in scena Il reggimento parte all'alba. Storia di Ottavio Sebastiàn, uno dei più bei racconti di Dino Buzzati, nell'adattamento di Giuseppe Nitti (anche in palcoscenico) e regia di Alessio Pizzech.

Un uomo, Ottavio, è pronto a lasciare ogni cosa per unirsi al suo reggimento che lo aspetta. Tutti senza eccezione apparteniamo a un reggimento, è il messaggio di Buzzati. Ma prima di partire (per l'ultimo viaggio?) è necessario scoprire chi veramente siamo.

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