A Milano si può morire, o quasi, in qualsiasi momento, in qualsiasi situazione. Anche se stai salendo le scale per raggiungere da casa tua quella di tua sorella, che abita appena due piani più in alto. Ne sa qualcosa la signorina Marisa Maestri, 73 anni che compirà domenica, tranquilla pensionata, un tempo impiegata in una ditta, milanese doc che vive dal 1952 al secondo piano di una palazzina signorile, in via General Govone 71, in zona Cenisio. La signorina Maestri è stata operata ieri pomeriggio alla gola ed è salva per miracolo. Uno sconosciuto, quasi sicuramente un ladro d'appartamento - che qualcuno ha notato anche insieme a un complice - ieri pomeriggio, poco prima delle 15, l'ha accoltellata alla gola lungo le scale del suo stabile. Poi è scappato, abbandonando la poveretta al suo destino. A bordo dell'ambulanza, giunta sul posto alle 14.50 proprio pochi minuti dopo il ferimento, non credevano che la signora Marisa potesse farcela: il balordo, con quel fendente, le aveva sfiorato la carotide. Ma la fibra tenace della donna ha tenuto, come hanno spiegato i medici alla nipote Nicoletta, corsa al Niguarda al capezzale della zia.
Un tentativo di furto finito male? Sembra proprio di sì. I carabinieri della compagnia Duomo ieri hanno recintato l'ingresso della palazzina di via General Govone facendo entrare solo i residenti. E, nel frattempo, hanno sentito a lungo la sorella di Marisa, Liliana, una vedova classe 1927, che vive sempre lì, due piani sopra la sorella. Sconvolta, in preda alla paura che la sorella morisse sotto i ferri, Liliana ha raccontato che, intorno alle 14.30, ha telefonato a Marisa pere avvertirla che nel loro stabile stava succedendo qualcosa di poco piacevole. «Guarda che ci sono in giro dei ladri, lungo le scale - ha detto Liliana alla sorella minore -. Suonano al campanello, mettono il dito sullo spioncino in modo che tu non li possa vedere...Hanno tentato di entrare già in casa d'altri, fai attenzione, non aprire a nessuno. Adesso chiamiamo il 112».
Marisa non se l'è fatto dire due volte. Forse in preda al terrore, magari preoccupata per la sorella più anziana, avrà pensato che l'unione fa la forza. Così è uscita sul pianerottolo così com'era, in ciabatte, si è tirata dietro la porta e, con la chiave in mano, ha cominciato a salire le scale per raggiungere l'appartamento di Liliana.
A quel punto non si sa di preciso cosa sia successo. Forse Marisa ha incontrato il malvivente che la voleva rapinare lì, sulle scale. O forse lui, che stava scappando, si è trovato davanti la pensionata e l'ha allontanata sferrando una coltellata a caso, dove capitava.
«Ero appena entrata nello stabile quando ho incontrato un uomo - racconterà più tardi ai carabinieri una residente della palazzina -. Sarà stato alto un metro e ottanta circa, forse italiano o forse dell'Est Europa, non saprei dirlo con esattezza. So solo che aveva la faccia per metà coperta con una sciarpa bianca. E aveva un coltello in mano. Mi è passato accanto con la rapidità di una lepre..».
È la vicina che urla, per chiedere aiuto. «Quando sono arrivata su ho visto la Marisa in mezzo al sangue...C'era già qualcuno che chiamava l'ambulanza. Poi si sono sentite le sirene, sono arrivati i lettighieri. Una donna aiutava Liliana. Temevamo che se avesse visto la sorella in quelle condizioni le sarebbe preso un colpo».
In strada, capannelli di curiosi, di conoscenti delle due sorelle parlano di un vicino accampamento rom. «Saranno i soliti zingari...» conclude qualcuno allargando le braccia. Quel che conta, ora, è che la signora Marisa è salva.
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