In tema di musica classica, cosa riserva Milano per il 2018? Nel panorama nazionale, è la città che si difende meglio. Ha la Scala che, assieme a soli altri tre teatri italiani, continua ad esercitare interesse sugli artisti. Conta tre società che coprono il segmento della cameristica, Società del Quartetto, Serate Musicali e Società dei Concerti, una terna che condivide la stessa sala: la Verdi del Conservatorio. E ancora.
Ha due enti sinfonici: la Filarmonica della Scala e la Verdi, con annesso coro e compagine barocca. Quanto all’antica, sono attivissime la Veneranda Fabbrica del Duomo, la Cappella Musicale e la stagione in San Maurizio. Per la contemporanea, svetta il festival di Milano Musica. C’è un bel festival monotematico, Pianocity, e uno onnicomprensivo, Mito. Vi sono stagioni emanazione delle due scuole musicali di punta, il Conservatorio e la Civica. Detto questo. Alcuni artisti o complessi fantastici non li vediamo da anni o comunque raramente, se accade è in occasione di un concerto straordinario sponsorizzato da qualche mecenate. «Costiamo troppo per l’Italia», spiegano gli artisti. Una cosa è evidente. Nell’ultima decade abbiamo visto enti stringere la cinghia: ormai arrivata all’ultimo foro.
Se peccavano di snobismo, se godevano di lauti sostegni pubblici ora assenti, ebbene ora hanno espiato i peccati.Le ristrettezze hanno acuito l’ingegno imprenditoriale e creativo, hanno riconquistato l’entusiasmo di una start up. Adesso hanno però bisogno di investitori per brillare come un tempo.
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