Uno slalom quotidiano tra cantieri pericolosi, montascale "lumaca" e banchine fuori norma

Uno slalom quotidiano tra cantieri, montascale e banchine fuorinorma. Il responsabile Disabilità di Europa Verde racconta i suoi disagi e gli Sos allo sportello

Uno slalom quotidiano tra cantieri pericolosi, montascale "lumaca" e banchine fuori norma

«Meno campagne sociali e giornate simboliche, lavorare giorno per giorno per un'inclusione vera, nei fatti». Lo ripete a ogni convegno a cui viene invitato Diego Schettino, 25 anni, presidente di Squadra Mobile Aca (associazione di volontariato per persone con disabilità) e responsabile nazionale alle Politiche per la disabilità di Europa Verde. Lo scorso novembre ha lanciato anche «SegnalaMilano», uno sportello on line per raccogliere reclami (diegoschettinoaccessmilano@gmail.com) e ogni volta che arriva un sos - «una quarantina finora» - si attacca al telefono per risolvere il problema (e parecchie volte ci riesce). Ha una disabilità motoria congenita, si muove in carrozzina e quindi contro le barriere architettoniche della città si scontra ogni giorno e spesso denuncia sui social i casi più eclatanti. Anche le segnalazioni allo sportello virtuale «nel 99% dei casi riguardano barriere - spiega -: scivoli mancanti, ascensori in metrò guasti, auto di incivili parcheggiate sui posti disabili, ogni tanto richieste di informazioni su istruzione, lavoro o di tipo fiscale».

Giorni fa è arrivato un alert sull'ascensore fermo alla stazione del metrò Affori, «nel pomeriggio l'hanno aggiustato», qualche tempo prima è intervenuto «con insistenza» per un altro elevatore, a Porta Romana, bloccato da 6 giorni. «In casi come questi significa che il disabile è costretto a raggiungere la fermata successiva, a un chilometro minimo di distanza» attacca. Sta cercando di far conoscere il suo canale (anche attraverso il social Milanobelladadio che ha oltre 64mila contatti su Instagram) ma ammette che «servirebbe uno sportello dedicato di questo tipo in Comune».

I problemi principali a Milano per chi si muove in carrozzina? «Trasporti pubblici, marciapiedi senza scivoli, cantieri che ci obbligano a procedere in mezzo alla strada, rallentando il traffico, o addirittura in contromano correndo dei rischi e pigliandoci i clacson degli automobilisti». Parte dai mezzi di superficie. Su alcune linee come la 90/91 o la 3, 7, 9, 14 non tutti i mezzi hanno il pianale ribassato. «Non chiediamo la dismissione dei vecchi mezzi con gli scalini ma di garantire almeno una vera alternanza, capita che passino tre filobus di fila non accessibili e dopo oltre mezz'ora quello con il pianale, col rischio di perdere un treno o arrivare tardi al lavoro per colpa della disorganizzazione di Atm». Altre volte il mezzo ha il pianale ribassato ma per arrivare alla banchina bisognerebbe fare un salto di venti centimetri.

Tanto per citare, in viale Jenner in entrambe le direzioni. «Un tassista giorni fa è sceso con il cliente per aiutare una disabile in carrozzina a salire sul bus e sbloccare il traffico». Stessa situazione in una fermata strategica come quella della 91 alle spalle della stazione Centrale. «Peccato - fa presente - che per trovare quella a norma bisognerebbe scendere a Loreto, non esattamente a due passi». Ma in metropolitana va quasi peggio. «I montascale al giorno d'oggi ancora non garantiscono un servizio efficiente, per scendere alla fermata Piola ad esempio possono volerci 20 minuti, a Porta Venezia almeno 15 minuti - riferisce Schettino -. Bisognerebbe poter scendere non dico in tempi pari alle altre persone, che devono aspettare se usciamo in gruppo, ma quasi. E nella maggior parte delle stazioni i montascale sono in zone non coperte, se piove andando a questa lentezza lascio immaginare...». Aggiunge «i guasti frequenti ai montascale e gli ascensori, anche alla stazione ferroviaria Garibaldi dove la manutenzione scarseggia».

Sugli attraversamenti pedonali che terminano con un gradino alto 20 centimetri invece dello scivolo gli esempi si sprecano, ne cita «tre clamorosi»: il percorso lineare dall'università Statale a piazza Duomo «dove ci si scontra con almeno 5 barriere», l'inizio di corso Buenos Aires, di fronte alla farmacia, dove «hanno fatto i lavori della nuova ciclabile lasciando un gradino di 18 centimetri», o piazza Cavour. In stazione Cadorna invece la fermata del bus «è attaccata al posteggio taxi, il mezzo si ferma in mezzo alla strada invece di attaccarsi al marciapiede. Ho proposto a diversi consiglieri comunali di presentare mozioni per farla spostare di qualche metro».

E al Comune ha chiesto di attivarsi per «rendere di nuovo accessibile la biglietteria del Museo del Duomo, dove si acquistano i biglietti per salire sulla cattedrale. Ci sono gli scalini, non si può entrare autonomamente». Schettino è andato a vivere da solo a 19 anni, al secondo piano di un palazzo al Corvetto, dove non è raro che si guastino l'ascensore o il montascale» dice. E alle istituzioni ribadisce che «le persone con difficoltà motoria non possono essere legate a troppe variabili. Nelle case popolari la soluzione migliore, anche in caso di incendio, sarebbe dedicare ai disabili alloggi al pianterreno».

A volte, conclude, «la sensazione è che non si voglia fare lo sforzo di cambiare davvero la situazione.

Quando i disabili protestano per un guasto spesso la risposta è ringrazino che ci sono i montascale o che alcune stazioni hanno gli ascensori». Abbiamo il diritto di spostarci in autonomia senza dover telefonare prima a un numero verde per sapere se quel giorno l'ascensore funziona».

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