Dopo la pista ciclabile che collegherà corso Venezia a viale Monza comparsa in poche settimane senza il provvedimento amministrativo necessario, ovvero l'ordinanza viabilistica, che infatti è stata emanata ex post, ecco un'altra pessima sorpresa. Una nuova pista ciclabile in viale Forlanini, pericolosa per come è stata tracciata, calata dall'alto perchè non sono stati consultati cittadini e consiglieri di Municipio (il 4) e per di più abusiva perchè non coperta da ordinanza. «Ma Marco Granelli lo fa apposta? Non condivide, non chiede, non discute e quando lo fa dice cose che poi disattende - attacca indignato Oscar Strano, presidente del consiglio di municipio 4 -.Lo dicono gli stessi Comitati, come qui in quartiere Forlanini. Nuove piste ciclabili? No, montagne russe. Tragitti non sicuri, mal pensati. Un danno per automobilisti, pedoni e per gli stessi ciclisti. Ha coinvolto il Municipio4, i residenti o le associazioni di zona? Come al solito no». Il Codice della strada per le modifiche alla viabilità prevede, infatti, che prima venga emanata un'ordinanza viabilistica e poi si possa procedere con l'adozione del provvedimento incaricando il settore del Comune competente, con il progetto complessivo, la planimetria, che poi viene passato all'ufficio tecnico per la realizzazione della segnaletica e dell'opera.
L'intervento in viale Forlanini, liberato da qualche settimana dal cantiere della M4 ma non della segnaletica relativa, che va da Linate verso il centro, nel tratto compreso tra via Taverna e via Cavriana, è una pista ciclabile con segnaletica in una strada urbana principale. Per di più di ingresso in città (porta dalla tangenziale verso il centro) «proteggendo» la ciclabile dalle auto in sosta. Una doppia assurdità: da un lato la pista è pericolosa perché realizzata in un viale di scorrimento, protetta però dalle auto in sosta, dall'altro gli automobilisti che parcheggiano (anche se non si è mai stata autorizzata la sosta in Forlanini), si troveranno a loro volta in pericolo scendendo dall'auto. Se malauguratamente dovesse accadere un incidente, visto che manca anche la segnaletica verticale, chi risponde? Non essendo coperta da ordinanza il Comune risponde dei danni, e penalmente chi l'ha prevista e messa in opera.
E dire che l'articolo 1, titolo I del Codice della strada recita: «La sicurezza delle persone nella circolazione stradale, rientra tra le finalità primarie di ordine sociale ed economico perseguito dallo Stato (...) perseguendo gli obiettivi anche della migliore fluidità della circolazione». Cosa che certamente non avverrà dal momento che avendo ridotto la carreggiata si bloccherà tutto il traffico, anche tangenziale. Giorgio Goggi, assessore alla Mobilità nella giunta Albertini nel suo intervento sul numero di luglio di Domus boccia il nuovo piano del Comune. «La rete interquartiere va fluidificata mentre quelle nei quartieri va assoggettata al limite dei 30 km orari e sottoposta a necessarie modifiche nella carreggiata, all'incremento degli stazionamenti e, dove possibile, pedonalizzata cosicché gli spostamenti di lunga distanza - scrive l'ex docente di Urbanistica del Politecnico - siano avvantaggiati per minore congestione e i quartieri messi in sicurezza. Ne consegue che la ciclabilità trova la sua sede naturale nelle zone 30, con o senza piste dedicate mentre dove non si possano evitare piste ciclabili sulla rete di scorrimento, queste devono essere in sede propria». Il contrario insomma di quanto sta avvenendo.
Un esempio? «La ciclabile da corso Venezia a viale Monza interamente su una direttrice per gli spostamenti di lunga distanza ... riduce la carreggiata e gli spazi di stazionamento e comporta molteplici conflitti: tra ciclisti, tra auto e pedoni, con i passi carrai, con la sosta. Non a caso c'è già stato un incidente».
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