La storia Lorenteggio

Racconta di essere stato aggredito e picchiato. E, a quel punto, di essere entrato in uno stato confusionale che l'ha portato prima a chiedere aiuto a una conoscente, poi a vagare senza meta per la città e quindi a far ritorno a casa. Sempre e soltanto sulle sue gambe.
È durata circa sette ore in tutto la «scomparsa» di uomo italiano di 40 anni residente in zona Lorenteggio. Martedì, pomeriggio il milanese, - descritto dalla questura come un «uomo normalissimo, senza alcun tipo di problema psichico e incensurato» - ha salutato la moglie, una 42enne, dicendole che si recava a fare un versamento in banca in via Lucerna. La coppia vive in via Ciconi e l'uomo, prima di recarsi in banca, è passato da un bar che frequenta in via Zurigo e dove la titolare, che lo conosce, non ha notato nulla di strano in lui. «Anzi, era allegro e gioviale come sempre» racconterà più tardi la donna alla polizia. Rimarcando il fatto che, invece, poco dopo, l'uomo si era presentato nuovamente nel suo locale con un vistoso ematoma sulla fronte. «Ha balbettato parole sconnesse, ma ho capito subito che gli era successo qualcosa, che era stato aggredito - spiega ancora la titolare del bar -. Ho cercato di aiutarlo ma se n'è andato via».
Anche la moglie del 40enne, non vedendolo rientrare e non riuscendo a contattarlo telefonicamente, scende in strada. Si reca al bar di via Zurigo e, sentito quel che le racconta la titolare, in preda al panico, la donna ferma una volante per strada. «Per favore, datemi una mano, mio marito è scomparso, l'hanno aggredito, forse sta male».
Scattano le ricerche, ma del poveretto non c'è traccia. Solo alle 21.40 l'uomo fa ritorno a casa. E la moglie scende nuovamente in strada, ferma un'altra pattuglia della polizia e racconta quel che è accaduto. «Mio marito è qui, a casa, è arrivato qualche minuto fa, ma non ricorda più nulla di quel che gli è successo, è agitatissimo e dice parole sconnesse. Non so cosa fare, sono disperata».
La polizia consiglia il ricovero immediato e l'uomo viene trasportato all'ospedale San Carlo. Dove, però, il suo stato confusionale peggiora. Al punto che, in preda a una forte amnesia, rifiuta di sottoporsi a tutti gli esami che gli vengono prescritti al pronto soccorso e decide di tornarsene a casa propria.
Per la polizia il caso, almeno per il momento, è chiuso: non si possono fare accertamenti o addirittura aprire un'indagine intorno a un fatto di cui non si sa nulla. Tuttavia che qualcosa a quel poveretto sia accaduta è innegabile. E la sua famiglia vuole scoprirlo.
«Sono persone perbene. Ed è normale che desiderino capire cosa gli sia realmente accaduto - ci ha spiegato ieri pomeriggio la titolare del bar di via Zurigo che tutela la privacy del suo cliente -. La moglie assicura che non sia stato rapinato, che prima dell'aggressione sia riuscito a fare il versamento in banca per il quale era uscito di casa. Ma non sa nient'altro. Solo che il marito ora ha un vistoso ematoma in testa e non ricorda più nulla».


«C'è un buco di troppe ore in tutta questa vicenda - conclude la donna -. E poi non esiste che una persona venga ridotta a quel modo e non si riesca a comprendere che cosa gli sia accaduto. Speriamo gli torni almeno un po' di memoria».

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