Una città livida di fumogeni e petardi, imbrattata di scritte, devastata da lanci di sassi e sanpietrini, di letame, vernice e uova spiaccicati contro muri, persone e vetrate di banche. Tutto nel tentativo di sfondare il cordone di poliziotti e carabinieri che ieri mattina cercavano di arginare l'ira degli studenti che partecipavano all'Eurostrike contro le misure di austerity imposte dall'Unione europea. Erano tremila in corteo ieri mattina i ragazzi dei collettivi studenteschi. Consci che l'unione - anche se non programmata nel dettaglio - fa la forza, praticamente sono riusciti nel loro solito, ineluttabile intento: paralizzare la città. Ieri, infatti, in contemporanea, oltre ai ragazzi del «Da Napoli a Milano. Stay Choosy? Choose to fight» (come recitava, scimmiottando il ministro Fornero, lo striscione in testa al corteo partito alle 9.30 da piazza Cordusio), c'è stata la manifestazione della Cgil, che aveva convocato lo sciopero generale. Mentre un altro corteo - un migliaio di lavoratori del San Raffaele, è partito da Cascina Gobba per raggiungere piazza Duca d'Aosta e protestare contro i 244 licenziamenti annunciati dal gruppo ospedaliero. Alla fine il bilancio delle forze dell'ordine è stato cospicuo: 6 poliziotti, tra cui un funzionario del commissariato Bonola e 4 carabinieri sono rimasti contusi.
Già in piazza Cordusio il corteo, lunghissimo, si è diviso in due parti e gli incidenti sono iniziati quasi subito. Quella che era la vera «testa» della manifestazione, si è diretta verso piazza Vetra e in via Carducci ha lanciato petardi contro Palazzo Gonzaga, sede distaccata dell'università Cattolica.
Intanto, un altro gruppo di studenti ha provato in due diversi momenti a sfondare lo schieramento di poliziotti in assetto antisommossa posizionati a qualche decina di metri dalla sede degli uffici di rappresentanza del parlamento europeo di corso Magenta 59, all'angolo con via De Togni. È stato proprio in quel punto che gli scontri sono stati, anche se di breve durata, più violenti. I giovani, una ventina dei quali con i caschi da motocicletta in testa e degli scudi in plexiglass, hanno lanciato sassi, sampietrini, fumogeni e petardi nel tentativo di sfondare il cordone di polizia, che ha risposto con i manganelli. Stessa scena nell'atrio della stazione ferroviaria di Porta Genova, dove la componente più radicale del corteo (Casc, Rete Studenti, Lab.Out e Laps) ha fatto un blitz con l'intenzione di occupare i binari. Una squadra di carabinieri ha cercato di bloccarli nell'atrio, ma in pochi secondi sono stati a loro volta assaliti, bersagliati con sassi, bottiglie e persino con gli espositori dei giornali. Solo l'intervento dei rinforzi ha costretto i giovani, in sovrannumero rispetto ai carabinieri, a lasciare la stazione.
Chiusa al pubblico e presidiata dagli uomini della Celere, la stazione di Porta Genova è stata ripulita e poi riaperta quando i giovani hanno lasciato il piazzale antistante. I cortei si sono infine riuniti, e quindi sciolti, in piazza Duomo, davanti ai gazebo per raccogliere le firme sull'articolo 18.
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