Sulle punte alla Scala il Lago dei Cigni nel segno di Ratmansky

Debutta giovedì il classico di Cajkovski nella nuova produzione del celebre coreografo russo

Piera Anna Franini

Giovedì arriva il grande classico che i ballerini della Scala attendevano, dopo il - temuto - bagno di modernità. Arriva Il lago dei cigni, musiche di Cajkovskij, nella nuova produzione di Alexei Ratmansky, il coreografo che ha guadagnato alla Scala il premio Fedora - Van Cleef & Arpels firmando la Bella Addormentata. Fino al 15 luglio sarà allestito un balletto che ha già conquistato l'Opernhaus di Zurigo, il teatro che ha coprodotto il Lago con Milano. Ratmansky, di San Pietroburgo, anni spesi alla testa del Bolshoi, è andato alle radici di questo balletto-icona della Russia, di un Paese che lasciò al suo 24esimo compleanno, nel 1992, a un soffio del collasso sovietico. Nel frattempo si è imposto come uno dei coreografi più intelligenti e capaci. Amante dello scavo. Per questo Lago, ha frugato tra biblioteche, studiandosi recensioni, testi di produzione, descrizioni, memorie dei danzatori, disegni dei costumi, pur di avvicinarsi il più possibile all'originale. Ne ha ricavato un balletto dove la ballerina-cigno abbandona gli aspetti stereotipati del cigno sposando quelli della fanciulla. I classici tutù sono sostituiti da morbide gonne. Si dà più spazio a scene di insieme. Ci si concentra sul lavoro dei piedi, l'uso del collo e della espressività del viso. Vengono recuperati gli elementi di pantomima, che nelle edizioni successive a quella di Petipa furono tagliate o trascurate e che emergono nella loro importanza per lo sviluppo della storia e dei personaggi. Una lettura filologicamente russa, dunque, assecondata dalla direzione di Michail Jurowski, moscovita, figlio del compositore Wladimir Jurowski e nipote del direttore David Block. Un artista cresciuto in una bottega speciale, quella di Gennady Rozhdestvensky di cui è stato a lungo assistente. La sua carriera si è poi sviluppata anzitutto nell'area germanica.

In questo Lago affidato - per scene e costumi - a Jérôme Kaplan, interviene il Corpo di ballo della Scala ma anche gli allievi della Scuola di Ballo scaligera. Nei ruoli di Odette/Odile e Siegfried Nicoletta Manni con Timofej Andrijashenko, Vittoria Valerio con Claudio Coviello, Martina Arduino con Nicola Del Freo.

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