Prodigi ed equivoci. O meglio: prodigi dal carattere fortemente equivoco. Come quelli che vedremo accadere sui palcoscenici milanesi durante questa settimana. L'evento prodigioso, per Pasquale Grifone, consiste in una vincita milionaria al lotto. I numeri da giocare gli sono stati suggeriti durante un «Sogno di una notte di mezza sbornia» (come si intitola la commedia di Eduardo De Filippo in cartellone al Franco Parenti) nientemeno che da Dante Alighieri. Peccato però che in quelle cifre, secondo il sommo poeta, sia anche racchiusa la data della sua imminente morte. Una volta incassata la somma, per Pasquale e la sua pittoresca famiglia inizia il conto alla rovescia, in una cornice di ricchezza pacchiana che rende i Grifone ancora più spassosi, ma anche più ipocriti. Sino al finale, lasciato astutamente in sospeso per aumentare il tasso d'equivoco. Scritto da Eduardo nel 1936, e riportato oggi in scena da suo figlio con scrupolo filologico e massicce dosi di grottesco, il «Sogno» visto al Parenti è soprattutto una riuscita prova d'attore per Luca De Filippo : un Pasquale Grifone dall'accurato registro vocale, capace di esprimere con mugolii e sussurri, persino più che con le sue facce stralunate, lo sconcerto di fronte all'ambiguità del destino. Con i prodigi invece si guadagna da vivere il protagonista di Il guaritore , (la bella commedia di Michele Santeramo, in cartellone al Ringhiera con la regia di Leo Muscato). In realtà il vecchio semicieco, semialcolizzato e con flebo al seguito, sormontato da una teoria di ritratti fotografici che sembrano quasi degli ex voto, non fa che ascoltare i suoi pazienti, e provare a lenire il mal di vivere intrecciando le loro esistenze. Gli ultimi due casi con cui si cimenta coinvolgono una coppia infeconda e una ragazza incinta e avvilita: il guaritore trova una compensazione fra le loro sorti, ma, a sorpresa, include nel conto anche se stesso. La commedia, già malinconica, si fa allora dolente, ma, grazie alla sentita interpretazione di Michele Sinisi, guarisce dalla tentazione di disperarsi fornendo come cura l'empatia. Di prodigioso, ne Il marito smarrito in scena all'Elfo, c'è soltanto un matrimonio: chi l'avrebbe detto che Giorgio Dandini, villico arricchito, sarebbe riuscito a impalmare l'aristocraticissima Angelica? Per il resto, nella riscrittura molto pop di George Dandin attuata da Filippo Renda, è tutto un equivoco, a cominciare dal rapporto con la moglie fedifraga e con i suoceri altezzosi, ma vogliosi di spennare il genero.
Un equivoco fomentato dal clima illusionistico, come se ci trovassimo in una fiaba postmoderna, con case-giocattolo e prati sintetici. Proposto nella rassegna «Nuove storie», questo «Marito smarrito » è prodotto da Idiot Savant, una ingegnosa compagnia che può contare su bravi attori come Mathieu Pastore e Valentina Picello.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.