«Troppo pericolosa» Chiusa dai giudici la moschea abusiva

«Troppo pericolosa» Chiusa dai giudici la moschea abusiva

Un magazzino riadattato a moschea. Un piccolo seminterrato che diventa luogo di culto. Ma fuori dalle regole. E soprattutto, pericoloso. Dovranno traslocare, gli islamici di Legnano e dei comuni limitrofi che erano soliti ritrovarsi a pregare in via XX Settembre. Perché dopo la decisione del Comune - che aveva posto il divieto a utilizzare quei locali per gli incontri dei fedeli - ora arriva anche la bocciatura del Tar. Nella sentenza depositata nei giorni scorsi, infatti, il tribunale amministrativo ha respinto il ricorso presentato dall’Associazione culturale Italo-Araba di Legnano, spiegando chiaramente che quel magazzino viola le norme sanitarie e quelle di pubblica sicurezza. E per questo non potrà più ospitare la comunità musulmana.
«I sopralluoghi per il procedimento edilizio e i controlli della polizia locale - scrivono i giudici di via Corridoni - hanno provato che l’immobile viene utilizzato quale luogo di culto da un numero di persone che con alta probabilità supera sistematicamente le 150 unità». Dunque, «l’adozione di un provvedimento di inibizione all’uso dei locali (come stabilito dal Comune di Legnano, ndr) si configura come atto dovuto», dato che «l’esigenza di garantire luoghi di ritrovo salubri e sicuri è ragione sufficiente a giustificare l’adozione di un provvedimento volto a prevenire ed eliminare ogni possibile pericolo che può nascere da un assembramento di persone in luoghi chiusi».
Cosa era emerso dalle ispezione dei vigili e dei tecnici della Asl? «Che in determinate giornate settimanali coincidenti con ricorrenze religiose musulmane - riporta la relazione di servizio della polizia locale - accedevano nell’immobile numerose persone, oltre 400 nell’arco di un’ora», mentre la soglia minima di sicurezza veniva indicata non oltre le 150 unità». Insomma, secondo gli accertamenti dei vigili avvenuti il 9 marzo, il 21 maggio, il 6 agosto e il 3 settembre del 2010, in via XX Settembre il limite massimo di capienza erastato superato di circa tre volte. Tradotto, quel seminterrato è una potenziale «trappola». Anche perché - come indica il rapporto dei vigili del fuoco del 3 giugno 2010 - nella «moschea» mancavano le uscite di sicurezza, né gli accessi erano indicati dalla necessaria segnaletica. o ancora, era violato il regolamento di igiene laddove «la permanenza nei locali seminterrati è consentita a condizione che vi siano adeguate condizioni di altezza, di superficie e di aeroilluminazione», una «cubatura pari a quattro metri cubi per ogni utente» e «almeno due servizi per ogni 200 utilizzatori».
E mentre un tribuale chiude una moschea, altre ne vengono aperte a Milano dai fedeli islamica. Le ultime due - come riportato ieri dal Corriere della Sera - in via Ferrante Aporti (zona Stazione Centrale) e in via Carissimi (Melchiorre Gioia). Due seminterrati. Luoghi di culto che difficilmente possono rispettare le norme di igiene e quelle di pubblica sicurezza, e non dissimili da quello chiuso a Legnano.

Anche Palazzo Marino, dunque, dovrà fare i conti con le migliaia di fedeli musulmani che chiedono venga dato loro uno spazio per la preghiera. «Il dialogo con il Comune si è bloccato dei mesi fa - è l’accusa lanciata dalla comunità araba -, dopo le promesse in campagna elettorale». Nel frattempo, la preghiera viene improvvisata negli scantinati.

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