Uccisa in casa a Rozzano: sotto torchio c'è il fratello

Uccisa in casa a Rozzano: sotto torchio c'è il fratello

Un omicidio d'impeto. Accaduto probabilmente durante una discussione. Quando qualcuno ha perso la testa e ha reagito come forse non avrebbe mai pensato. È racchiuso in pochi attimi di forti emozioni, senza dubbio dominate da una rabbia incontenibile, il mistero dell'assassinio di Loredana Boscani, 50 anni, operaia residente a Rozzano in una casa Aler di via delle Margherite insieme all'anziana madre ultraottantenne che, ormai da qualche anno è a letto, ridotta in uno stato semi-vegetale.
Loredana è stata trovata morta casualmente lunedì pomeriggio da una vicina, incuriositasi dalla porta di casa stranamente lasciata aperta ed entrata a chiedere all'operaia il perché di quella stranezza. Si è trovata davanti così il cadavere di Loredana, a terra, in cucina: sangue, tanto, le usciva dalla testa e sul collo segni di strangolamento. Tuttavia i carabinieri del nucleo investigativo di Milano e quelli della compagnia di Corsico non credono neanche per un momento alla pista di una rapina finita male. Non solo, infatti, la donna uccisa conduceva un'esistenza modesta ma nell'abitazione, non manca nulla. La madre della vittima, che era sicuramente presente al momento dell'assassinio, visto il suo stato di salute non è purtroppo di alcuna utilità come testimone.
Convinti che la povera Loredana sia stata colpita alla testa e uccisa (quello alla nuca è stata il colpo di grazia, ndr) con un oggetto poi ripulito ma rimasto in casa, gli investigatori hanno sequestrato un po' di materiale nell'appartamento di via delle Margherite. E dai risultati dei reperti si aspettano molto. Nel frattempo sotto torchio è finito, per ora, solo l'unico fratello della donna, ripetutamente interrogato, seppur con suo grande disappunto. Mirco Boscani, di qualche anno più giovane della sorella, è nato come lei a Milano ma lavora da anni come impiegato in provincia di Pistoia dove abita con la moglie di origini meridionali. L'uomo faceva regolarmente la spola, mensilmente, tra la Toscana e Rozzano. «Venivo a trovare mia madre» ha spiegato ai carabinieri, aggiungendo di essere sempre stato ospite della sorella. Mirco Boscani sarebbe stato qui anche nei giorni scorsi, anche se lui nega di essersi trovato in casa a Rozzano lunedì, tra la tarda mattinata e il primo pomeriggio, cioè nelle ore durante le quali la sorella sarebbe stata assassinata. E assicura di non avere nulla a che fare con la terribile fine di Loredana. Con la quale, a suo dire, i rapporti erano «buoni».
Tuttavia, anche se al momento non c'è ancora nessun indagato, i militari hanno già ristretto molto il campo delle loro indagini. E sono convinti che l'origine del delitto sia da ricercare nella sfera famigliare e relazionale dell'operaia. Che, va detto, anche nella ditta rozzanese dove faceva l'operaia e che da lunedì l'aveva messa in cassa integrazione, non aveva mai coltivato amicizie profonde. I vicini la conoscono, sì. Ma come accade con le persone che s'incontrano quasi ogni giorno più o meno casualmente, che salutano e se ne vanno. Donna non schiva, ma riservata, la cinquantenne conduceva un'esistenza molto metodica.

A Rozzano, nel suo quartiere, tutti asseriscono che si trattava di «una persona per bene» ma nessuno parla di rapporti particolarmente profondi. Il lavoro, la spesa, le cure alla madre. Un tran tran quotidiano, rigorosamente da single, che non ha mai subito cambiamenti. Fino alla tragica, inimmaginabile fine di lunedì mattina.

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