Gli uffici Asl? "Vietati" ai disabili

I sindacati denunciano la situazione nella sede di corso Italia: uscite di sicurezza e ascensori inadeguati, archivi nei bagni e cavi a rischio. L'azienda: tutto a norma

Gli uffici Asl? "Vietati" ai disabili

Domanda: cosa accadrebbe se un ufficio non fosse accessibile ai disabili, se non avesse uscite di emergenza a norma, se per mancanza di spazio gli armadi finissero nei bagni, e se - più in generale - non fossero rispettati i creteri di sicurezza? Ecco, una sanzione dell'Asl sarebbe il minimo. Ma cosa accadrebbe se simili grane venissero denunciate proprio negli ufficili dell'Asl? Allo stato, poco o nulla. È quanto denunciato dai lavoratori dell'azienda sanitaria che dal settembre scorso, nella sede di Corso Italia 52, sono stati trasferiti al terzo piano dello stabile.

In quelle stanze - si legge nella lettera inviata dal sindacato Fials al direttore generale Walter Locatelli, alla Direzione provinciale del lavoro e all'assessore regionale alla Salute Mario Mantovani - «le condizioni di lavoro ignorano completamente i dettami della sicurezza sui luoghi di lavoro», una «sicurezza che dovrebbe essere oramai patrimonio comune e condiviso, ancora di più dovrebbe esserlo per un'azienda sanitaria». Nel documento vengono riportati i rilevi mossi dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza, secondo i quali «il terzo piano dello stabile non è stato previsto, all'origine, per ospitare uffici: le scale dal secondo al terzo livello sono di dimensioni ridotte, e l'ascensore non raggiunge il piano. È inoltre presumibile che la soletta non sia stata dimensionata per sopportare i carichi tipici da uffici. Non sono state eliminate le barriere architettoniche: almeno uno dei lavoratori soffre problemi di deambulazione e fatica a scendere le scale; presso l'ufficio si recano con una certa frequenza i medici convenzionati, e alcuni di essi hanno certamente difficoltà nell'accedere».

Ancora, viene riferito che «nei corridoi, già stretti e contenuti, sono allocati numerosi armadi», che «il materiale di cancelleria è accatastato a terra nel bagno delle donne, ignorando le condizioni di sicurezza igienico che dall'uso di detto materiali ne derivano per gli operatori e per l'utenza», che «la struttura non dispone di uscite di sicurezza in caso di incendio/evacuazione», che «le condizioni climatiche sono avverse: caldo in estate e freddo in inverno», e infine che «un gran numero di postazione videoterminali dispone di cavi elettrici connessi con prese multiple posate a terra e con fili elettrici di alimentazione dei pc, stampanti eccetera che costituiscono intralcio e possibile inciampo per le persone che vi lavorano o comunque frequentano gli uffici».

Ma per l'Azienda è tutto in regola. Lo è il terzo piano dell'edificio di Corso Italia, che per dimensioni, condizionamento, aerazione e illuminazione «presenta i requisiti idonei» a ospitare degli uffici.

Lo sono le scale, anche perché è in programma «l'inserimento di un servoscala con poltroncina». Esiste poi un'uscita di sicurezza ed è a norma la larghezza dei corridoi. E nemmeno l'armadio nell'antibagno delle donne sembra essere un problema, perché è «adeguato all'esigenza di stoccaggio materiale».

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