Non bastava che fosse lei a chiudersi in casa, a non rispondere al telefono a nessun numero se non di famiglia, a smettere di reagire anche alle richieste sessuali più pressanti e invadenti: dopo la separazione aveva costretto i suoceri, a casa dei quali la ex moglie era tornata a vivere, a barricarsi fra le loro quattro mura nel timore di incontrarlo. Un storia di violenza che andava avanti da almeno quattro anni quella interrotta ieri dagli agenti del commissariato di Sesto San Giovanni. In carcere a Monza è finito un egiziano di 40 anni, muratore, che abitava regolarmente in Italia grazie a un contratto di lavoro. La vittima, invece, è una donna italiana, coetanea che lo aveva sposato e chissà quante volte perdonato.
La catena di soprusi - così simile alla litania dei casi finiti in tragedia - è cominciata nel 2015: la data che li mette nero su bianco in una querela sporta dalla donna. Denuncia che però, come spesso accade per paura o per l'illusione che le cose cambino, era stata ritirata. Forse anche la nascita, nello stesso periodo, di una bambina, sarebbe stata - nella migliori intenzioni - un segnale di distensione, di miglioramento. Ma i maltrattamenti sono continuati, con la piccola, diventata nel tempo spettatrice dei fatti. Fino all'aprile di quest'anno, quando la donna ha denunciato di nuovo e, prendendo coraggio, è andata via di casa: non erano più sopportabili le molestie sessuali davanti agli occhi della bambina di appena tre anni.
La quarantenne ha deciso di tornare a vivere dai genitori, ma l'inferno è continuato. È così che i poliziotti sestesi, guidati da Daniele Barberi, hanno raccolto le prove utili a convincere la procura di Monza a emettere l'ordinanza di custodia cautelare. In particolare un elemento è stato decisivo per fermarlo: le minacce continue di portare via la bambina, forse nel suo paese d'origine, l'Egitto.
Una piccola squadra, quella antistalking del commissariato - che include nel suo raggio d'azione anche comuni limitrofi dell'arcipelago di Milano nord - formata da un ispettore, un sovrintendente e due assistenti capo. Gli angeli delle donne di Sesto, potremmo definirli, che da gennaio hanno messo a segno una serie di risultati positivi: otto gli arresti per maltrattamenti, praticamente uno al mese. Per lo stesso reato hanno raccolto 51 denunce e indagato 34 persone; nove le hanno allontanate dalla casa familiare con divieto di comunicazione. È successo anche, in sette casi, che siano state le donne a doversene andare, con i loro bambini, in comunità protette. In via Fiume sono state in tante, oltre trenta, dall'inizio dell'anno ha raccontare di sentirsi perseguitate dai loro ex: 17 stalker sono sotto indagine, a 6 è stato dato l'ammonimento.
Poi c'è il reato peggiore, quello più difficile da ammettere, per la vergogna che provoca, purtroppo in chi lo subisce e non in chi lo commette: 4 donne hanno denunciato violenze sessuali e almeno in un caso l'autore è stato arrestato. «Quando riusciamo a prenderli avvertiamo le vittime e loro ci ringraziano», nota con soddisfazione il dirigente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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