Mimmo il parrucchiere Dalla Calabria in via Sarpi per far la barba ai cinesi

Mimmo, il parrucchiere. Mimmo da Reggio Calabria, da 55 anni Milano, in via Paolo Sarpi. Mimmo, «terrone» negli anni Cinquanta e oggi milanese nel cuore, «fino alla punta dei capelli», è l’unico parrucchiere della zona, circondato da cinesi. «Ho tagliato i capelli a generazioni di milanesi, venivano i nonni, poi i padri, infine i figli» racconta. È un uomo di poche parole, ma per capire la sua storia basta guardarlo. Dagli scatti del fotografo Max Peef emerge un fisico asciutto, la pelle perennemente abbronzata, i capelli bianchissimi. Sorride dalla vetrina anni Cinquanta con le grosse forbici in mano. E sembra catapultato qui da un’altra epoca. «I clienti? Son cambiati, eccome se son cambiati. Una volta erano tutti amici. La gente veniva qui tre, quattro volte a settimana e ti raccontava tutta la sua vita, oggi è difficile trovare qualcuno che resti in negozio più del tempo necessario a farsi fare i capelli. I cinesi hanno i prezzi bassi, un taglio a sei euro. Succede allora che chi è sempre venuto qui, qualche volta vada là, dove spende meno. Ma il contrario non è successo mai. Un giorno però è entrato un signore e mi ha detto “Non ho tanto da spendere ma non voglio andare dai cinesi” e io gli ho fatto il taglio gratis». Un animo buono. Dice che bisogna sempre aiutare il prossimo. Non guarda al suo interesse. La bottega è sua ma a volte arriva a fine mese e non riesce a pagare le spese, «mai successo in 55 anni di attività» e allora va in banca a chiedere un prestito. Figurarsi se non capisce chi tira la cinghia. Mimmo, ex terrone da Reggio Calabria, ricorda: «Prima di venire a Milano andai a Firenze, il sindaco volle sistemare la mia bottega in periferia ma io che ero sempre stato nella centralissima via di Reggio mi offesi dalla proposta, feci fagotto e arrivai qui, in Paolo Sarpi». Sembra un parrucchiere di una volta, il Mimmo. Ma fa qualcosa di ultramoderno, tutti i giorni. Alle 12.

30 infila le scarpette da corsa, tira giù la claire e si lascia alle spalle i chilometri fino al parco Sempione. «Questa è libertà», via di corsa per un’ora abbondante. «Faccio sempre la Stramilano» dice mostrando la medaglia. E cosa mangia? Una mela, una banana o un gelato. «La mia vita è così, questa è la mia musica».

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