Dossieraggio? Violenza privata? Ci sono accuse che fanno sorridere se si ha tempo e voglia di perdere qualche minuto per riprendere il filo dei ricordi e puntualizzare fatti e antefatti. Si è esibito in questo esercizio, con rara meticolosità, Giacomo Amadori, giornalista di Panorama che, sul numero del settimanale in edicola oggi, ricostruisce nei dettagli una vicenda dai contorni e dai toni minacciosi (fors’anche un tantino più minacciosi di quelli che sono stati attribuiti dal pm Woodcock al vicedirettore del nostro giornale, Nicola Porro) che ha gli stessi protagonisti: una presidente di Confindustria, il suo uomo di fiducia, e un giornalista.
La presidente di Confindustria è, guarda che sorpresa, Emma Marcegaglia, il suo uomo di fiducia, guarda che altra novità, è Rinaldo Arpisella, e il giornalista di turno questa volta, anzi quella volta, non è quel mattacchione di Nicola Porro ma è appunto Giacomo Amadori. Ma per essere chiari occorre attingere a piene mani al racconto di Amadori su Panorama e rispettare i suoi virgolettati. Ecco quindi l’antefatto: «...È la fine di agosto del 2009, sto occupandomi in Puglia di un’inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti. Durante la ricerca di riscontri vengo a sapere che un imprenditore di Altamura sotto inchiesta ha vinto diverse gare d’appalto con un alleato di peso: la Cogeam, controllata al 51 per cento dal gruppo Marcegaglia. Ovviamente se indago sull’imprenditore non posso ignorare i soci di maggioranza del business...».
Ed ecco il fatto: «La mattina del 26 agosto sto terminando di scrivere il mio pezzo in albergo quando squilla il mio telefonino. Dall’altra parte c’è Arpisella.Non so chi sia.Dichiara di parlare a nome del gruppo Marcegaglia. Il tono è altezzoso: “Lascia fuori Marcegaglia da questa cosa, non c’entra un cacchio...”.Provo ad argomentare ma lui insiste: “Non coinvolgere Marcegaglia in questa cosa, anche perché questo creerebbe grossi problemi a Emma”. E ancora: “Mettere dentro il nome di Marcegaglia vuol dire solo buttar fango e delegittimare. Ora dico al tuo direttore che l’intervista concordata con la Marcegaglia salta, pace e amen”».
Amadori resta basito, chiama la sua redazione per capire che cosa sta succedendo e come deve regolarsi. Prima di quella telefonata e delle altre che seguiranno, in modo piuttosto concitato, non aveva mai parlato né conosciuto Arpisella. O meglio, quel burlone di Arpisella, visto che il cazzeggio, evidentemente, è praticato anche dagli addetti stampa e portavoce vari e non solo dai vicedirettori dei giornali. Resta il fatto che il«cazzeggio»arriva all’apice quando Rinaldo Arpisella se ne esce con queste frasi: «Ti spiego alcune cose che per telefono non vanno nemmeno dette, guarda che si incazzano anche in alto i tuoi su questa cosa. Perché sennò se cominciamo noi a rompere i coglioni al governo... cioè capisci... cioè come Confindustria... Hai capito il senso?», «mi chiede-ricorda Amadori- , “eccome se l’ho capito”, replico. Chiedo ad Arpisella di ripetere il suo nome e di mettere così la firma sulla registrazione che ho fatto anche di quella conversazione, quindi attacco il telefonino».
Il senso a questo punto l’abbiamo capito un po’ tutti. Abbiamo capito tutti che anche in Confindustria i mattacchioni e i burloni ci sono. E che certi toni, certe battutacce e certi vocaboli non proprio oxfordiani vengono usati a proposito o a sproposito. E, soprattutto, indifferentemente, tra chi si conosce bene e chi non si conosce affatto. Come dire: è un po’ la prassi di questi tempi.
Una prassi discutibile forse, ma la prassi, a quanto sembra. Come una prassi discutibile sembra quella delle agenzie di stampa che solo nel tardo pomeriggio di ieri si sono accorte delle rivelazioni di Panorama e del Corsera che ancora alle 20,45 sul suo sito internet non faceva alcun accenno alla vicenda. In compenso Repubblica sul suo sito ha fatto di più, ha stravolto e ribaltato le dichiarazioni fatte riguardo alla vicenda della presidente di Confindustria. Dalla Polonia, dove si è recata per l’inaugurazione di un nuovo stabilimento, Emma Marcegaglia ha infatti così replicato alle anticipazioni del settimanale: «Apprendo dalle agenzie di stampa di un colloquio del 2009 tra Rinaldo Arpisella e un giornalista di Panorama . Non ne ero minimamente a conoscenza. Contenuti e tono di quelle parole non mi appartengono. Ogni impresa iscritta a Confindustria - sottolinea la Marcegaglia - può contare sul fatto che i giudizi che esprimo come presidente non sono mai dipesi né mai dipenderanno da quello che i media scrivono o non scrivono su di me. Chiunque ritenga il contrario, sbaglia e non parla a mio nome». Ecco, sul suo sito Repubblica è riuscita a titolare così: «Marcegaglia-governo, nuovo caso. Panorama l’accusa. Lei: mentono». Straordinario, no? Pensare che quando si tratta di attaccare il Giornale per una vicenda analoga sono tutti così solerti, puntuali e veritieri.
Non direttamente sulle rivelazioni di Panorama , ma sulla vicenda che ha visto il Giornale oggetto di attenzione da parte dei giudici per l’ormai famoso colloquio tra Porro e Arpisella, occorre registrare anche un intervento di Edoardo Garrone, presidente del gruppo Erg e vicepresidente dell’organizzazione degli industriali. «Devo ancora capire se è un bluff o non è un bluff. Io sono convinto che lo sia e trovo tutta la questione un po’ penosa», ha esordito Garrone in un colloquio con un inviato dell’agenzia Apcom a Sofia, dove ha presenziato la prima assemblea generale di Confindustria Balcani. «Trovo tutto penoso e non dico altro sulla vicenda specifica perché c’è un’indagine della magistratura in corso. Più in generale - puntualizza Garrone- credo che questa logica dei “dagli all’untore” danneggia tutto il Paese, sia in termini di immagine, sia in termini che vanno nel senso esattamente opposto a quanto in molti, anche Confindustria, sostengono vada fatto per uscire dalla crisi: un lavoro di squadra». «Questo non significa- sostiene il vicepresidente degli industriali - che siamo contrari alla libertà di stampa, ci mancherebbe altro. Mi pare, però, che talvolta facendo comunicazione è anche facile costruire dei casi mettendo dei pezzi insieme ad altri». Secondo Garrone «questo non è il momento adatto per avere questi atteggiamenti: qua ci si deve rimboccare le maniche, tutti devono rimanere dalla stessa parte e bisogna darsi una mano, non farsi la guerra».
Rimanere dalla stessa parte, dunque. Burloni e mattacchioni compresi. Che dovrebbero comunque, questo è innegabile, tenere un po’ più a freno battutine e battutacce per non correre il rischio di venire fraintesi da qualche giudice. Scusate, quasi quasi dimenticavamo di dirvi come è andata finire la vicenda riportata alla luce dal collega Giacomo Amadori.
Visto come sono andate le cose vogliamo che sia lui a dirvelo: «Alla fine il mio articolo esce, come previsto, Marcegaglia lo legge e non rinuncia all’idea dell’intervista a Panorama. Arpisella forse è stato più realista della sua principale». Già, forse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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