Il mini-dollaro frena anche General Motors

da Zurigo

«Lo squilibrio del tasso di cambio euro-dollaro è ormai eccessivo e l'industria europea non potrà sostenerlo a lungo». A lanciare l'allarme è Luca Maestri, vicepresidente e responsabile della finanza di GM Europe. Il ragionamento del manager italiano che tiene i cordoni della borsa del colosso Usa dell'auto al di qua dell'Atlantico è semplice: sinora l'euro forte ha dato una mano ad assorbire la pressione dei prezzi sul versante delle materie prime, ma a quota 1,5-1,6 il vantaggio competitivo del biglietto verde è tale da creare serie turbative sui mercati. La stessa GM ha già dovuto ridurre le proprie esportazioni dal Vecchio continente verso i Paesi dell'area dollaro. Maestri non vede invece come un grande pericolo il riaccendersi dell'inflazione. «Finché la Cina tira, il prezzo delle materie prime continuerà a crescere. Pertanto, dopo tanti anni dovremo riabituarci a fare i conti con il carovita: la Bce ha dimostrato sinora di saperlo tenere a bada, e per questo dovrebbe pensare a stimolare la crescita».
Ne ha fortemente bisogno il mercato dell'auto, che in Eurolandia ha fatto registrare nel marzo scorso un vero e proprio crollo delle immatricolazioni (-9,5% nell'area dei 15+Efta rispetto a un anno fa). Tuttavia, sommando le vendite negli oltre 40 Paesi del Vecchio continente, nel primo trimestre 2008 il segno è positivo (+3,5 %). E GM Europe, con un proporzionale incremento dei volumi e una quota di mercato stabile al 9,6% non dà motivi di preoccupazione, se non per il fatto che i suoi utili continuano ad essere vicini allo zero. «I margini sono modesti, mediamente del 2% nell'industria Ue consolidata, perché il mercato è fortemente competitivo», spiega Maestri.

Dunque, come pensa GM di guadagnare di più? «Migliorando l'efficienza dei processi e tenendo alti i prezzi sui mercati maturi proponendo nuovi equipaggiamenti apprezzati dalla clientela». Per i Paesi emergenti, invece, la ricetta è «produrre a basso costo dove si vende».

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