«Ministri troppo ricchi»: il falso problema che divide gli inglesi

Non ci sono televoti in ballo, ma il dilemma continua a dividere: meglio che il politico sia ricco o che sia povero? In Italia se ne sta discutendo da molti anni, l'ultima volta dopo la decisa presa di posizione del ministro Alfano: «Berlusconi è ricco di suo, non ha bisogno di rubare». In quella occasione, dall'altra parte hanno subito reagito sfoderando le ragioni ben note: quando un individuo è ricco, non può minimamente capire le esigenze e i problemi delle persone comuni.
Nell'eterna lotta del pro e contro, diamo ora i benvenuti anche agli amici d'Inghilterra, che sembrano pervenire davanti allo stesso scoglio con un certo ritardo, come appena sbarcati dal pianeta Marte. Proprio in queste giornate natalizie, la coalizione di governo tra conservatori e liberaldemocratici attraversa una forte turbolenza, per via di una dichiarazione captata quasi casualmente nei corridoi della politica da due giornaliste del conservatore Daily Telegraph. Parlando con loro, il lib-dem David Heat, vicepresidente della Camera dei Comuni, credeva di parlare con due elettrici devote. Così, si è lasciato sfuggire tutto il pregiudizio e il disprezzo che nutre per i ministri danarosi: «George Osborne? Lui, come altri suoi colleghi, non ha davvero esperienza di come viva la gente normale. È questo che mi preoccupa. Non possono sapere cosa significhi perdere mille sterline all'anno di assegni familiari…».
Ovviamente alle croniste di area conservatrice non è sembrato vero ripubblicare tutto quanto. Il siluro diretto al cancelliere dello scacchiere, notoriamente multimilionario, nonché agli altri ministri paperoni (23 su 29), ha già fatto il giro del Regno, provocando scosse telluriche nel patto di governo. Altri personaggi lib-dem hanno sfogato sulle finte elettrici, vere giornaliste, altri veleni contro gli alleati conservatori. C'è chi parla di governo a rischio, paragonando il leader liberal-democratico Nick Clegg al Clegg de noantri, Gianfranco Fini.
Ma tutto sommato non sono gli equilibri del governo a rendere interessante la questione inglese. Anche perché, detto solo per inciso, bisognerebbe comunque chiedere ai liberal-democratici, ora così indignati, dove diavolo fossero con la testa al momento di allearsi con gente tanto ricca e disprezzabile. Ma passiamo oltre. A richiamare l'attenzione vera è piuttosto il tema sollevato, eterno e irrisolto in tutte le democrazie del mondo: meglio ricchi o poveri, nei posti di potere?
C'è da giurare che anche su questo, caso mai fosse chiamata ad esprimersi in un referendum o in un qualunque sondaggio, l'Italia si presenterebbe divisa a metà. Il patrimonio personale mette al riparo dalle tentazioni, chi vive da sempre nell'agiatezza è insensibile alle necessità primarie dei poveracci: entrambe le motivazioni hanno ovviamente fondamenti sensati.
Certo, perlustrando le esperienze più compiute di democrazia, non si può negare l'evidenza: se dalla loro nascita gli Stati Uniti avessero negato la politica ai ricchi, adesso la culla della democrazia, per quanto imperfetta, sarebbe un luogo come un altro. Magari come l'altra America, quella più in basso, dove regimi di tutti i generi mantengono stabilmente mezzo continente con un piede nella miseria. E sempre perlustrando: ci sono nazioni dove politici poveri o "pauperisti" schiacciano intere popolazioni sotto il livello minimo di sopravvivenza. Per non parlare dei professionisti della politica di tutte le latitudini: gente che senza quel mestiere difficilmente riuscirebbe a esercitarne un altro con uguali profitti, gente che quotidianamente applica nella cosa pubblica il dogma di Oscar Wilde: per resistere alle tentazioni, bisogna cedervi.
Cosa aggiungere. Se proprio bisogna televotare, io mi schiero: col permesso dei liberal-democratici inglesi, la questione mi sembra idiota.

Sto con chi considera ininfluente il patrimonio personale. Il mio politico ideale non è né ricco, né povero. Può essere ricco e può essere povero. Fondamentale che sia pulito e onesto, ma soprattutto sapiente, saggio e intelligente. Si può parlare di questo, una volta?

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