«Mio figlio, bruciato dalla droga»

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«Mio figlio, bruciato dalla droga»

Paola Balsomini

Puoi chiamarla «provocazione», come ha detto Don Gallo il giorno dopo che ha deciso di fumare una «canna» a Palazzo Tursi, luogo pubblico, luogo dei cittadini. Una «provocazione» contro la «Legge Fini». Oppure puoi chiamarla «istigazione alla droga». Ci sono sempre due modi per vedere le cose. La prima è quella del fondatore di San Benedetto, la seconda è quella delle mamme che hanno chiamato la redazione del Giornale.
Perchè Anna e Maria (omettiamo i cognomi per tutela della privacy) hanno due figli a San Patrignano e ogni giorno combattono la loro battaglia per vincere la voglia di estasi, per non drogarsi più. «Tutto è cominciato con uno spinello - racconta Anna - poi mio figlio è passato alle droghe pesanti. Non c’è nessuna distinzione, tutte provocano assuefazione. Ha 35 anni, è a San Patrignano da 4. Quello del signor Gallo non è stata una provocazione, nessuno gli ha chiesto di farsi una canna in un luogo come il Comune. Un luogo pagato da tutti i contribuenti. E’ stato un colpo al cuore per chi con la droga lotta ogni giorno strenuamente».
Maria, rispetto ad Anna, ha un figlio più piccolo: «Ha 22 anni, non faceva uso di eroina ma di spinelli e alcool. Sono rimasta indignata perchè a San Patrignano vedo tanti ragazzi “bruciati”». Gino Torcolacci, invece, ha avuto problemi di dipendenza: «Purtroppo non ci possono essere compromessi con le droghe, neanche con uno spinello. È cattivo maestro chi fa pubblicità come è capitato in questi giorni, in una sede pubblica. Faccio notare che questa persona con il suo gesto non ha tenuto conto delle fragilità umane».


Dello stesso avviso anche il Settimanale Cattolico che parla di «pessima esibizione» del prete: «Dobbiamo rilevare - si legge - l’inopportunità di un gesto che amareggia il mondo degli educatori e di quanti, a diverso titolo, sono impegnati nella lotta contro il diffondersi di una piaga gravissima come la droga. È stata una pessima esibizione, soprattutto perché proveniente da un sacerdote impegnato nel campo della solidarietà».

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