Più le tessere del mosaico vanno al loro posto e più le finalità del «rimpasto», costato il posto a sei fra ministri e personalità del governo ucraino, diventano evidenti.
Dietro al colpo di mano con cui Volodymyr Zelensky ha accentrato il potere s'allunga l'ombra di Andriy Yermak l'uomo che guida l'ufficio presidenziale e ispira mosse e strategie del presidente.
Per capirlo basta partire dalla tessera contrassegnata dal faccione di Dmitro Kuleba, l'ex-ministro degli esteri diventato, in 30 mesi di guerra, un protagonista della scena internazionale apparentemente difficile da rimpiazzare. Invece nulla di più facile. Ieri, oltre alla nomina della vice prima ministra per l'Integrazione europea Olga Stefanishyna al ministero della Giustizia, nel giro di due ore, il Parlamento ne ha approvato le dimissioni di Kuleba e la sostituzione con Andrii Sybiha, un diplomatico che fino ad ieri occupava il posto di vice capo dell'ufficio presidenziale. Politica estera e relazioni internazionali finiscono, insomma, sotto il controllo di uno Yermak già sospettato di muovere le pedine dell'intelligence e gli ingranaggi delle industrie di stato.
Lo scontro tra il capo dell'ufficio presidenziale, geloso dei propri rapporti con Washington e poco disposto a lasciar spazio al ministro competente, covava sotto le ceneri da mesi. Ma a dar fuoco alle polveri sono state le scintille generate dall'operazione nella regione russa del Kursk.
Un'operazione approvata da Zelensky e Yermak d'intesa con il capo di stato maggiore Oleksandr Syrsky all'insaputa di Kuleba e degli altri ministri. Oltre ad eliminare un ministro cresciuto fuori del cerchio magico di Yermak il cambio della guardia fa capire ai nuovi arrivati che il loro ruolo sarà quello di pedine chiamate ad assecondare le decisioni dell'ufficio presidenziale. Ma il nuovo corso sembra prevedere anche un giro di vite sull'informazione.
Un altro membro dell'ufficio presidenziale, il vicepresidente Mykola Tochytskyi transita al ministero della Cultura con il compito di farne una struttura da cui gestire le «Comunicazioni Strategiche» e condurre la guerra informativa. Cultura e informazione rischiano insomma di venir rimpiazzate dalla propaganda bellica. Meno facile da interpretare lo spostamento di Oleksandr Kamyshin, spostato dal ministero delle Industrie strategiche, dove a giudizio di tutti era riuscito ad incrementare la produzione bellica, all'ufficio presidenziale per ricoprire il ruolo di consigliere strategico. Un ufficio dove lavorerà fianco a fianco con il Presidente, ma dovrà sottostare al controllo totale di uno Yermak sospettato di voler esercitare un controllo totale sulle strutture produttive.
Le nuove tessere del mosaico governativo confermerebbero - insomma - il sospetto che Yermak sia la vera eminenza grigia di un ribaltone studiato per spostare tutte le leve del potere all'interno dell' Ufficio presidenziale ed avere come unico interlocutore l'amico Zelensky.
Un amico con cui, oltre a condividere la fede ebraica, lavora in tandem sin dal 2010 quando Zelensky, al tempo produttore generale della rete televisiva Inter, affidò parte delle lavorazioni all'agenzia di produzioni posseduta da Yermak. Da lì ai programmi di governo il passo sembra esser stato decisamente breve.
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