Il percorso per la formazione della nuova commissione europea appare in salita per Ursula von der Leyen (foto) che si trova a dover affrontare una serie di problemi alcuni dei quali non preventivati. La scadenza del primo novembre indicata come data in cui dovrebbe entrare in carica la nuova commissione rischia di saltare a causa dei numerosi nodi ancora da sciogliere. L'idea iniziale della von der Leyen sarebbe stata quella di arrivare all'appuntamento delle elezioni americane con la commissione Ursula 2.0 già formata ma le crescenti questioni da risolvere rischiano di rimandare l'insediamento anche di un mese rispetto alla scadenza prevista. Ciò è dovuto anche alla volontà degli europarlamentari di avere tutto il tempo necessario per valutare i profili dei commissari che dovranno essere votati dalle commissioni competenti al parlamento europeo. Prima di questo passaggio la von der Leyen deve però risolvere il bilanciamento di genere di commissari con il rischio di non riuscire a raggiungere il suo obiettivo di una commissione equilibrata tra uomini e donne. Al momento sono solo nove le donne candidate e alcuni Paesi europei non vogliono cambiare i nomi indicati nonostante le pressioni.
Il bilanciamento di genere si somma alla necessità di distribuire le deleghe tenendo conto di alcuni delicati equilibri e fattori a cominciare dall'affiliazione politica e dall'appartenenza geografica. L'annuncio delle deleghe dovrebbe arrivare la prossima settimana e in questi giorni la Von Der Leyen deve gestire le crescenti pressioni degli Stati membri che potrebbero aumentare se (come è fisiologico) non tutti dovessero essere accontentati, con il rischio di bruciare alcune candidature nel voto nelle commissioni parlamentari e la necessità di individuare nuovi profili con un ulteriore allungamento dei tempi.
A ciò si somma un problema con i Socialisti e Democratici europei (S&D) che, secondo Politico, sono delusi dalla mancata scelta da parte del Lussemburgo di Nicolas Schmit per svolgere un secondo mandato alla commissione e potrebbero perciò passare al vaglio con puntigliosità ogni profilo proposto dalla von der Leyen.
Come se non bastasse il gruppo di Renew potrebbe mettersi di traverso alla nomina di Raffaele Fitto a vicecommissario europeo. Valérie Hayer, presidente del gruppo all'Europarlamento, ha definito la nomina «inaccettabile» aggiungendo «ciò significherebbe che Ursula von der Leyen collocherebbe tra i pesi massimi della Commissione europea un commissario di estrema destra che, tra l'altro, non l'ha sostenuta». Non a caso la Hayer è francese e appartiene al partito di Macron.
All'interno del gabinetto della von der Leyen è inoltre in corso un confronto serrato su come migliorare le modalità di lavoro anche alla luce dell'esperienza maturata nei cinque anni passati. La linea che sembra emergere è quella di una maggiore condivisione con gli altri membri della commissione sottolineando la necessità di fermare le continue fughe di notizie.
Da un punto di visita operativo è emerso come ogni commissario debba dotarsi di un proprio direttore generale e l'impossibilità di avere vicepresidenti della Commissione senza direttori generali designati. Ciò determina la necessità di completare la squadra degli staff con persone adeguate a ricoprire incarichi delicati che potrebbe richiedere ulteriore tempo facendo allontanare ulteriormente la data del primo novembre.
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