Missione impossibile fermare il traffico di armi

Era arrivato nelle vesti di grande mediatore, Kofi Annan lascia Israele e il Libano con una raffica di no. Dello Stato ebraico. Il segretario generale dell’Onu aveva definito «umiliante» il blocco aeronavale del Libano e aveva chiesto che venisse revocato rapidamente, ma ieri il premier Olmert ha risposto picche: quel blocco resterà fino a quando il governo di Gerusalemme lo riterrà necessario. Annan pretendeva che gli israeliani accelerassero il ritiro dei soldati dalle zone occupate nel sud del Libano, ma lo stesso Olmert, il suo vice Shimon Peres e i ministri degli Esteri e della Difesa Tzipi Livni e Amir Peretz, gli hanno risposto all’unisono che pretenderanno la piena applicazione della risoluzione 1701: oltre «all'immediata e incondizionata» liberazione dei tre soldati israeliani prigionieri (due in mano degli hezbollah in Libano e uno dei palestinesi a Gaza), lo spiegamento di una robusta forza internazionale di 15.000 caschi blu e dell’esercito regolare libanese nel sud del Libano e sul confine, un rigido embargo alle armi inviate agli hezbollah da Siria e Iran e un disarmo delle milizie operanti in Libano, prima fra tutte quella degli Hezbollah. Troppe volte in passato gli accordi dell’Onu sono stati disattesi; questa volta Israele non transigerà.
Il premier dello Stato ebraico ha teso la mano al segretario delle Nazioni Unite su un solo punto, dichiarando che, se queste condizioni verranno rispettate, sarà possibile avviare un dialogo con il governo libanese allo scopo di giungere a una vera pace tra i due Paesi. Ma anche questa apertura si è trasformata in un boomerang. Il capo del governo di Beirut, Fuad Siniora, ha replicato senza esitazioni che il suo «sarà l’ultimo degli Stati arabi a firmare un’intesa con Israele» e che ciò sarà possibile solo «in presenza di un accordo di pace globale, giusto e duraturo basato sull’iniziativa araba». Anche il Libano, dunque, dice no.
Il numero del Palazzo di vetro ieri sera è giunto in Giordania, domani sarà in Siria e sabato in Iran.

Le ultime due sono tappe cruciali per il futuro della regione, ma tra gli osservatori aumenta il pessimismo: le visite a Beirut all’inizio della settimana e quella di ieri a Gerusalemme hanno eroso la credibilità di Kofi Annan.

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