Il mistero dell’anonimo veneziano che scrive: "Ho ucciso io il turista inglese"

Si riapre il caso del giovane affogato a San Valentino. Uno sconosciuto con una lettera confessa l'omicidio del ventitrenne Richard John Raynor, annegato sotto il Ponte della Libertà. "L'anonimo" lo avrebbe ucciso "involontariamente"

Il mistero dell’anonimo veneziano 
che scrive: "Ho ucciso io il turista inglese"

da Venezia

Mitomane o assassino? Per ora l’unica cosa certa è che è anonimo, ma il segreto che ha deciso di rivelare sarebbe una clamorosa svolta per un caso già derubricato come incidente o suicidio. Richard John Raynor, il turista inglese di 23 anni trovato annegato nelle acque della laguna veneziana dopo che aveva litigato con la fidanzata, non sarebbe caduto accidentalmente in canale. No, ad ucciderlo «involontariamente» sarebbe stato questo anonimo veneziano (unico dato ulteriore è l’età, 34 anni), colto da rimorso e autore di una lettera-confessione inviata alla redazione del Tg regionale Rai del Veneto: «Praticamente l’ho ucciso io».
E così la tragica storia di San Valentino, parsa strana fin dall’inizio, avrebbe un finale a sorpresa, in linea con lo scompaginato svolgimento di quella che avrebbe dovuto essere una gita romantica nella città e nel giorno degli innamorati.
Dunque, Raynor che parte da Doncaster con la sua fidanzata, Katye Robinson, 22 anni, Raynor che non dà più notizie a casa, il padre, William Hugh Raynor, che parte dall’Inghilterra per segnalare la scomparsa, la fidanzata che pare un po’ stranita, il cadavere restituito pochi giorni dopo dalla laguna. Gli inquirenti ci hanno messo poco a scrivere la soluzione: litigio tra innamorati, delusione cocente e suicidio o, tutt’al più, tragico incidente visto che il ragazzo era parecchio ubriaco.
«Ho deciso di raccontare la verità sulla tragedia di quella notte di San Valentino», scrive il sedicente assassino, che subito dopo aggiunge di averlo fatto per legittima difesa ma di non riuscire più a tenersi dentro questo pesante segreto: «Ho bisogno di vuotare il sacco», scrive.
Quella notte stava tornando in auto da Mestre, è il racconto che si può ricostruire sulla base dei dettagli inviati al Tg3, e a metà del Ponte della Libertà, la striscia di asfalto che collega Venezia alla terraferma, ha visto un uomo che vagava barcollando. «Camminava in modo strano per cui avevo capito che era ubriaco - scrive lo sconosciuto -. Gridava frasi senza senso e capivo che si era perso. Sentivo che parlava inglese. Io non parlo bene l’inglese ma mi faccio capire. Ho fermato la macchina e mi sono avvicinato cercando di aiutarlo».
A quel punto l’inglese, visibilmente sconvolto, sempre secondo il racconto del sedicente omicida, gli ha mostrato il suo cellulare con un sms: «I’m in the middle of nowhere», un particolare giù uscito sui giornali. «Lui all’inizio era contento e spintonava per la gioia - ricorda l’estensore della missiva -. Gli ho detto di calmarsi ma lui ubriaco mi ha buttato per terra cominciando a sputarmi e dire strage della sua girlfriend e del mondo intero e mi ha anche dato un calcio. Poi è salito sul parapetto del ponte e continuando ad insultarmi dicendo che ero gay e indicava i suoi genitali. Io ho perso la testa e l’ho spinto violentemente.

Lui è caduto in acqua. Spaventato sono scappato poi quando ho sentito il telegiornale ho avuto rimorso perché praticamente l’ho ucciso io».
La lettera, scritta al computer e imbucata l’altro ieri, è ora al vaglio degli inquirenti.

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