Il mito della montagna nei film degli anni ’30

Comincia oggi una breve e intensa kermesse cinematografica dedicata ai film di montagna e d'alpinismo di lingua tedesca prodotti fra le due guerre del secolo scorso. Immaginate di tornare agli anni '30 del Novecento, durante la stagione invernale. Le montagne erano ancora luoghi remoti, baluardo di una civiltà, quella alpigiana, che con il boom economico del dopoguerra, sarebbe quasi scomparsa. Eppure in quegli anni si erano già tenute le prime olimpiadi invernali e la cultura del loisir aveva cominciato a fare i suoi primi passi in scarponcini e pantaloni alla zuava. In quell'atmosfera fiorì una cultura cinematografica legata alla montagna che, nei paesi di lingua tedesca, conobbe una sua particolarissima declinazione, non immune da suggestioni wagneriane e da quel senso di levità fiabesca che si accompagna da sempre all'immaginario alpestre, fiorito o imbiancato, della cultura germanica. La rassegna, dal titolo emblematico Der Berg Ruft-Il mito della montagna nel cinema tedesco 1920-1940, propone una carrellata di 5 film storici in lingua originale. In particolare oggi alle 18,15 «Der Heilige Berg» (La montagna dell'amore, 1926, con Luis Trenker e Leni Riefensthal) con accompagnamento musicale dal vivo. A seguire, alle 20,30, «Die Weisse Hölle vom Piz Palü» (La tragedia di Pizzo Palù, 1929).
Domani alle 17, è la volta di «Der Weisse Rausch» (Ebbrezza bianca, 1931, un folle inseguimento sulla neve con gli sci) e a seguire «Stürme über dem Mont Blanc» (Tempesta sul Monte Bianco, 1930). Alle 20,30 il clou con «Der Berg Ruft» («La grande conquista», di Luis Trenker, 1938). Domenica, dalle 16, replica dei film del venerdì e del sabato.


Il mito della montagna nel cinema tedesco
Sala Grande Romanini del Cai
via Silvio Pellico 6, Galleria Vittorio Emanuele.
Info: tel. 02.36515700/2 - 02.86463516 - www.caimilano.it. Ingresso libero e gratuito con prenotazione obbligatoria

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