Moggi e Giraudo, respinto il ricorso sulla radiazione

Niente ritorni di fiamma. La Corte di Giustizia Federale ha confermato ieri mattina le radiazioni inflitte lo scorso 15 giugno dalla Disciplinare a Luciano Moggi (ex dg della Juventus, oggi 74 anni), Antonio Giraudo (ex ad della società bianconera) e Innocenzo Mazzini che a quel tempo ricopriva la carica di vicepresidente della Figc. La decisione è arrivata dopo la riunione in camera di consiglio che aveva fatto seguito al dibattimento, protrattosi l’altro giorno per tre ore e mezzo. La Corte, presieduta da Gerardo Mastrandrea, ha accolto il pensiero del procuratore federale Stefano Palazzi, l’accusatore di Facchetti, secondo il quale non c’era alcuna possibilità di compiere un passo indietro: «La gravità dei fatti non può essere messa in discussione dalla lettura delle nuove intercettazioni. La sentenza deve fare da memoria storica per impedire che si ripetano fatti di questo tipo». Rigettata anche l’istanza sulla prescrizione alla quale Giraudo aveva peraltro rinunciato.
Ma sulla vicenda non sono calati i titoli di coda perché Moggi, già prima di conoscere il parere della Corte, aveva preannunciato di ricorrere a tutti i gradi di giudizio consentiti dalle norme sportive e ordinarie: «Fino alla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo passando per l’Alta Corte del Coni, il Tar e il Consiglio di Stato». Una storia infinita. Particolarmente dure le parole di uno dei suoi legali, l’avvocato Maurilio Prioreschi: «Sono sentenze già scritte, figlie di norme che non consentono di difendersi. La giustizia sportiva giudica le persone sulla base di sentenze rese in precedenza. Ci si può difendere da fatti contestati e non da sentenze. E' un mostro giuridico e ci auguriamo che prima o poi la giustizia ordinaria spazzi via questo modo vergognoso di operare nel settore sportivo».
Nei meandri di questo iter, le difese hanno cercato di coinvolgere illustri personaggi del sistema calcio. A metà aprile l’ex dg della Juventus, dopo il parere espresso dalla Sezione consultiva sulla possibilità di radiare i tesserati coinvolti in Calciopoli, aveva precisato: «Non ho mai detto che tutti sono colpevoli e che quindi non c'è nessun colpevole. Se c'è una prassi, bisogna radiare Carraro quando dice nelle intercettazioni che bisogna salvare la Fiorentina e la Lazio».

L’altro giorno l’avvocato Flavia Tortorella, andando al di là dei presunti vizi di forma, aveva detto: «Da una telefonata fra Abete e Mazzini si evince che il primo era al corrente del salvataggio della Fiorentina. E se Abete può fare il presidente, esistono i presupposti per cancellare la radiazione di Mazzini». Non è andata così. E Palazzi è uscito vittorioso anche da questo capitolo della giustizia sportiva.

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