Dopo la strage dell'aereo abbattuto l’Ucraina e i ribelli filo-russi hanno detto di voler creare un cordone di sicurezza intorno al luogo dello schianto. Ma è tutto messo ancora in forse dalle operazioni militari che proseguono a pochi chilometri di distanza. Intanto, come scrive il sito della Bbc, i separatisti impediscono ai 30 ispettori dell’Osce di raggiungere la zona dove il velivolo si è abbattuto al suolo. Proprio per questo non hanno potuto ancora vedere i resti delle vittime. Dopo una trattativa con il capo degli osservatori, lo svizzero Alex Hug, i ribelli hanno consentito agli osservatori di visitare un’area del sito coperta di rottami, tra cui il motore dell’aereo, ed hanno permesso loro anche di avvicinare gli abitanti del posto per raccoglierne le testimonianze. I rappresentanti dei miliziani hanno assicurato agli osservatori che saranno loro stessi a informarli dei risultati dell’inchiesta che stanno conducendo.
Il gruppo di esperti dell’Osce, accompagnato da alcuni giornalisti, è arrivato stamani sul luogo dello schianto: la zona è un campo aperto vicino la località di Grabovo, nella regione di Donetsk. Il capo della missione internazionale dell’Osce ha avvertito i miliziani che se non gli avessero permesso di fare il suo lavoro si sarebbe rivolto al leader dei ribelli filo-russi, Alexandr Borodai. Quest'ultimo ha negato che siano state ritrovate le scatole nere dell’aereo. Inoltre, si legge sull’agenzia di stampa Interfax, la leadership dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk si è detta pronta a consegnare le scatole nere del Boeing della Malaysia Airlines agli esperti internazionali una volta che verranno ritrovate. Sarebbe un comportamento "disumano" e un tradimento alla memoria delle tante vittime se agli inquirenti della Malaysia venisse negato l’accesso al sito del disastro, ha detto il ministro dei Trasporti malese, Liow Tiong Lai, reagendo alle notizie in arrivo da Kiev.
Terribile l'immagine che si presenta nel luogo del disastro: i campi di girasole devastati dal conflitto, in corso da mesi tra le truppe governative e i ribelli, sono disseminati dai resti dei corpi, smembrati e sfregiati, e dagli effetti personali delle 298 persone, la cui vita è stata stroncata mentre volavano da Amsterdam a Kuala Lumpur, sul volo numero 17 della Malaysian Airlines.
Polemiche tra Russia e Ucraina
Contesa aperta per le scatole nere. I registratori di bordo del Boeing dovrebbero essere ancora nelle mani dei separatisti che il 17 luglio, poco dopo lo schianto del velivolo malese avevano annunciato di averle ritrovate. Ma se è fin troppo vago dove possano essere, ancora meno chiaro è a chi toccherà decifrarle. Oggi il presidente russo Vladimir Putin in una conversazione telefonica con Angela Merkel ha convenuto con il cancelliere tedesco che una commissione internazionale, indipendente sotto la guida dell’Organizzazione dell’aviazione civile internazionale (Oaci) possa avere rapidamente accesso al luogo dell’incidente dell’aereo della Malaysia Airlines. Il tutto dopo che i 30 osservatori dell’Osce hanno lamentato grosse difficoltà di accesso al luogo della strage e l’impossibilità ad accedere ai corpi delle vittime. Ma è soprattutto sui registratori di bordo che si gioca la partita delle ultime ore. La Russia ha già detto che non intende appropriarsi delle scatole nere, che invece dovranno essere decifrate dall’Oaci. I miliziani vogliono trasferirle a Mosca ma Kiev non transige: le prove rimangano sul territorio dell’Ucraina. Intanto la Malesia entra nella discussione a gamba tesa: il ministro dei trasporti Liou Tiong Lai, in partenza per Kiev, ha detto che Kuala Lumpur intende ottenerle e analizzarle: "Un gruppo di esperti è andato in Ucraina, e per lo stesso scopo, anche io vado a Kiev", ha specificato, sottolinendo di non avere ancora informazioni su dove i registratori di bordo si trovino al momento. In risposta, un rappresentante del Consiglio di Sicurezza Nazionale di Ucraina Andrei Lysenko ha detto che "scatole nere" sono ancora nelle mani dei separatisti.
Cambio di turno salvò la hostess. Ora muore il marito
Sono i casi inspiegabili e tragici della vita: una hostess della Malaysia Airlines, che per una fortunata circostanza non salì sull’aereo sparito lo scorso 8 marzo, ha perso il marito, uno steward della stessa compagnia aerea, nell’abbattimento del Boeing in Ucraina due giorni fa. Lo rivela il quotidiano malese The Star. La donna di 31 anni, una malese di etnia indiana, aveva scambiato turno all’ultimo momento con una collega che salì al suo posto sul volo MH370, che si crede sia precipitato nell’Oceano Indiano con 239 persone a bordo.
Il caso ha voluto però che il marito Sanjid Singh Sandhu - anche lui malese di origine indiana - fosse vittima di un destino inverso: l’uomo, 41 anni, era a bordo del volo MH17 abbattuto gioved perché aveva fatto un cambio di turno con un collega.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.