Continuano gli intensi bombardamenti dell’esercito siriano sui quartieri orientali di Aleppo sotto controllo dei ribelli, che hanno perso, nei giorni scorsi, circa il 40% del proprio territorio. "Le operazioni militari non si fermeranno fino a che la città non sarà liberata dai terroristi", ha annunciato giovedì, in una conferenza stampa con l’omologo turco Mevlut Cavusoglu ad Alanya, nel sud della Turchia, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. La Russia, ha aggiunto Lavrov, “è comunque pronta a dialogare con tutte le parti nel conflitto siriano”.
Secondo le indiscrezioni pubblicate dall’emittente televisiva al Jazeera, Mosca avrebbe già presentato una proposta di tregua ai ribelli siriani assediati nei quartieri orientali della città. Tra le condizioni richieste dal Cremlino per un cessate il fuoco ci sarebbe, innanzitutto, l’evacuazione dei circa 200 miliziani qaedisti di Fateh al Sham, l’ex fronte al Nusra, da Aleppo, e il rispetto della tregua al fine di consegnare gli aiuti umanitari. Un’intesa non sarebbe stata però raggiunta, secondo quanto afferma la fonte locale citata da al Jazeera, nonostante le trattative tra la delegazione russa e i ribelli, che giovedì si sono raggruppati sotto un unico comando militare, dando vita al nuovo “Esercito di Aleppo”, contro le forze armate di Assad.
Intanto, un appello per una tregua immediata è arrivato anche dal ministro degli Esteri di Ankara. Cavusoglu, il quale ha definito "critica" la situazione ad Aleppo, chiedendo un cessate il fuoco immediato. A spaventare Ankara, che ha rilanciato, per questo, nelle ultime ore, la proposta della creazione di una “zona cuscinetto” al confine turco-siriano, infatti, è la prospettiva di un nuovo ingente flusso di rifugiati verso la Turchia, che ospita già sul suo territorio circa 3 milioni di siriani in fuga dal conflitto. Sono oltre 30mila, infatti, finora, i civili che hanno lasciato Aleppo Est.
Il portavoce del ministero della Difesa russo, il generale Igor Konashenkov, ha denunciato, inoltre, l’interruzione, da parte delle Nazioni Unite, della consegna di aiuti umanitari nei quartieri orientali riconquistati dall’esercito di Assad. "Al termine dell'intervento militare che ha portato alla liberazione di più del 40 per cento del territorio orientale della città, in cui vi risiedono circa 90 mila persone, gli aiuti alla popolazione sono stati interrotti", ha dichiarato in proposito Konashenkov, sottolineando che, per ora, solo le forze armate russe si stanno occupando di distribuire aiuti alla popolazione.
Un migliaio di miliziani ribelli si sono consegnati nelle mani dell’esercito governativo, infine, anche a Khan al-Shih, a sud-est di Damasco, dopo che il governo aveva lanciato, ad ottobre, un’offensiva sulla città sotto controllo di
gruppi jihadisti come Jabhat Fateh al-Sham, Ahrar al-Sham and Saif al-Sham. I ribelli hanno consegnato le armi e lasciato le loro posizioni militari, per essere trasferiti, con le loro famiglie, nella provincia di Idlib.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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