Antisemitismo, il ministro tedesco: "Un ebreo su due pensa di lasciare la Germania"

A lanciare l'allarme è il ministro degli Esteri Heiko Maas che sul settimanale Der Spiegel avverte: "Adottare contromisure per evitare un esodo di massa degli ebrei"

Antisemitismo, il ministro tedesco: "Un ebreo su due pensa di lasciare la Germania"

"Un ebreo su due ha pensato di lasciare la Germania". Nel 75esimo anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau è il ministro degli Esteri tedesco Heiko Maas a lanciare l’allarme sull’aumento dei casi di antisemitismo nel Paese.

L’ultimo, il più grave, quello del 9 ottobre scorso, quando un estremista di destra, il 27enne tedesco Stephan Balliet, ha ucciso due persone e tentato di fare una strage nella sinagoga di Halle, cittadina della Sassonia, la regione dell’Est dove Alternative für Deutschland guadagna sempre maggiori consensi. Ma non c’è solo Halle. Gli episodi di violenza e intolleranza contro gli ebrei sarebbero in aumento in tutti i Land tedeschi. A confermarlo è proprio il capo della diplomazia di Berlino che sul settimanale tedesco Der Spiegel mette in guardia sul rischio di un vero e proprio esodo della comunità ebraica dal Paese.

"Devono essere urgentemente adottate contromisure - ha scritto Maas in un contributo pubblicato in occasione della Giornata della Memoria - affinché i pensieri degli ebrei che meditano di lasciare la Germania non divengano un'amara realtà con un esodo di massa". "Il fatto che persone di religione ebraica non si sentano più a proprio agio in Germania – ha evidenziato - è un incubo, e una vergogna, 75 anni dopo la liberazione di Auschwitz". Il proposito dunque è quello di "proteggere meglio istituzioni e comunità ebraiche, non soltanto in Germania, ma ovunque in Europa".

Non solo parole, ma anche fatti. Il governo tedesco si prepara a stanziare mezzo milione di euro in favore dell'Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza in Europa (Osce). Il tema dell’antisemitismo, ha annunciato Maas, sarà inoltre centrale nel programma della presidenza di turno tedesca del Consiglio dell'Ue e del Consiglio d'Europa, attraverso un vero e proprio "piano d'azione europeo". In proposito ha denunciato che "sono ancora troppo pochi i Paesi dell'Ue che dispongono di agenzie nazionali per combattere" le recrudescenze antisemite.

C’è bisogno, al contrario, secondo il ministro di Berlino, di un network europeo "di rappresentanti di tutti gli Stati membri che colleghi la lotta all'antisemitismo". "L'applicazione della legge e una migliore protezione delle istituzioni ebraiche sono importanti tanto quanto le misure educative e di integrazione", ha concluso Maas, evidenziando come "ogni attacco contro gli ebrei" sia "un attacco contro l'Europa, la nostra cultura e i nostri valori". "L'antisemitismo – ha affermato - è contrario a tutto ciò che l'Europa rappresenta: tolleranza, libertà, dignità umana".

Intanto però il Paese deve continuare a fare i conti con i nostalgici del passato. Sono 550 infatti, i militari delle forze armate tedesche finiti al centro di un’indagine del Mad, il Servizio di controspionaggio militare tedesco, per le loro simpatie neonaziste. Secondo le dichiarazioni rese al quotidiano Die Welt dal direttore dell’agenzia, Christof Gramm, nel 2019 sono stati individuati 360 nuovi casi sospetti di estremisti nella Bundeswehr.

Di questi, in 40 sono stati giudicati accusati

di "mancanza di lealtà alla Costituzione". Obiettivi puntati sul Commando forze speciali (Ksk), dove i sospetti ultrà di destra sarebbero una ventina. Una cifra preoccupante per il numero di effettivi presenti nel reparto.

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