Berlino, la Spd sta per cedere: grande Coalizione più vicina

Il leader Schulz vede il presidente Steinmeier, che vuole evitare le urne. Ma metà partito è contrario al governo

Berlino, la Spd sta per cedere: grande Coalizione più vicina

È uscito da Bellevue per infilarsi subito dentro la Willy-Brandt-Haus, sede del partito. Il numero uno dei socialdemocratici tedeschi (Spd), Martin Schulz, è stato ricevuto giovedì dal presidente federale, il socialdemocratico Frank-Walter Steinmeier. I 70 minuti di faccia a faccia avevano carattere istituzionale: il capo dello Stato sta consultando i leader dei partiti per evitare che dopo il naufragio del progetto di coalizione nero-giallo-verde il Paese torni subito al voto (i tedeschi hanno votato esattamente due mesi fa). Lo scorso 24 settembre Schulz ha però annunciato la fine della grande coalizione con Merkel e il ritorno del partito sui banchi dell’opposizione. Steinmeier chiede invece al partito l’esatto contrario: tornare al governo con la Cancelliera e ripristinare agli occhi del mondo l’immagine di una Germania solida e ben governabile.

La pressione esercitata da Steinmeier non è indifferente tant’è che nelle ultime ore sono circolate le voci più disparate: da quelle di dimissioni imminenti di uno Schulz messo in minoranza nel partito, alla lista dei ministeri che l’Spd otterrebbe se decidesse di sostenere il quarto governo Merkel. La tentazione per i socialdemocratici è grande: se i più duri e puri sostengono che solo restando all’opposizione – e provocando il ritorno alle urne – il partito può ritrovare identità e autostima, altri ricordano che oggi come oggi i banchi dell’opposizione al Bundestag sono piuttosto affollati. Chi vuole più giustizia sociale può scegliere i social-comunisti della Linke, al contrario chi vuole meno tasse può affidarsi ai Liberali, chi odia gli stranieri e l’Europa non ha che da votare Alternative für Deutschland (AfD), mentre chi vuole un paese più ecologista può buttarsi sui Verdi. Nell’epoca dei partiti monotematici o quasi, il ruolo generico di prima forza dell’opposizione rischia di nuocere alla Spd. Steinmeier e altri nel partito sanno benissimo che, se non fosse per quel terribile vizio di prendersi i meriti delle politiche degli alleati e poi vincere sempre le elezioni, Angela Merkel è una compagna di viaggio ideale. Moderata ma non ideologica, cristiana ma con una concezione laica della società (è stata lei a sdoganare il matrimonio «per tutti»), europeista e protettrice dei profughi, la Cancelliera sarebbe una perfetta leader dell’Spd. Per i quattro anni della passata legislatura, Merkel si è lasciata il fronte moderato alle spalle, camminando un passo alla volta in direzione del centro. Una parabola che ha sì scoperto il lato destro – subito occupato da AfD e dai Liberali – ma che ha anche finito per sfasciare i socialdemocratici. Eppure in casa Spd la tentazione di tornare con lei è ancora forte. Basti pensare al tesoretto lasciato alle Finanze dall’ex ministro Wolfgang Schäuble, oggi presidente del Bundestag: un nuovo titolare socialdemocratico saprebbe bene verso quali politiche sociali indirizzare il surplus finanziario tedesco. Neppure gli industriali sembrano contrari a una riedizione della große Koalition: lo dimostrano le parole pronunciate oggi dall’ad di Siemens, Joe Kaeser.

Rispondendo alle critiche di Schulz che nel corso di una manifestazione contro l’annunciato taglio di posti di lavoro ha detto che la Siemens «è un’azienda irresponsabile», Kaeser ha detto che il tema della responsabilità «è molto attuale anche per la leadership politica del paese». La risposta deve arrivare dalla Willy-Brandt-Haus.

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