Continuano le indagini sulla morte di Alberto Nisman, procuratore argentino che indagava sugli attacchi del 1994 contro l'Amia (Associazione Mutualità Israelita Argentina) a Buenos Aires. Trovato morto in casa il 19 gennaio, riverso nella vasca da bagno, ucciso da un colpo di proiettile alla testa, sosteneva responsabilità della presidenza nel coprire le tracce di chi aveva pianificato l'attacco.
Una morte che, lo hanno detto nei giorni successivi gli inquirenti, non è stata un suicidio, come si era pensato in un primo momento. Sulle mani del procuratore non c'era polvere da sparo. Quello che c'era, in casa sua, era un documento per chiedere l'arresto per la presidente, Cristina Fernandez de Kirchner, di cui ha pubblicato alcuni stralci il quotidiano argentino Clarin.
L'ultimo dubbio nell'inchiesta è che fine abbia fatto Antonio Stiusso. Ex uomo dell'intelligence, collaboratore di Nisman, dovrebbe essere interrogato dagli inquirenti, che però lo hanno già cercato senza successo a tre suoi diversi indirizzi noti. Secondo uno degli investigatori, non è nemmeno certo che si trovi tuttora in Argentina.
Ieri sera il governo aveva revocato a Stiusso l'obbligo alla segretezza sulle sue
attività dal 1972 al 2015, decisione che gli avrebbe dunque permesso di testimoniare. Il procuratore che segue l'inchiesta sulla morte di Nisman ha chiesto di parlare con lui dopo avere visto i tabulati telefonici della vittima.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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